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January 16 2013
Partiamo da un’osservazione, forte: “Le plastiche sono un gioco che tocca interessi pesanti, e quelli che dirigono il gioco non possono permettersi di perdere il controllo del campo su cui si disputa la partita”. Sembra la solita frase ad effetto, destinata a risuonare nell’eco di avvisi pretestuosi e allarmanti.
Il merito di Charles Moore, allora, è innanzitutto questo. Quello, cioè, di dare sostanza a una affermazione che, a prima vista, può sembrare eccessiva. Per dare corpo alle sue tesi, L’Oceano di plastica (Feltrinelli), scritto insieme con Cassandra Phillips, sceglie la via anglosassone della contaminazione di generi.
Moore parte dall’esperienza che l’ha segnato maggiormente, il ritrovamento - fatto in prima persona - del cosiddetto Great Pacific Garbage Patch, un’enorme e spessa zuppa di plastica (come lui stesso l’ha definita) rigonfia di “boe, gomitoli di rete, galleggianti, cassette e altri detriti più consistenti”. Quella zuppa enorme ha l’estensione del Canada (sic!) e si trova in pieno Oceano Pacifico.
Oltre a essere lo stimolo per l’avvio delle sue ricerche, Great Pacific Garbage Patch diventa però nel saggio Feltrinelli il simbolo di una deriva ambientale che vede nella plastica appunto una di suoi perni più dannosi. Di qui Moore - con l’aiuto di Phillips - si lancia in una serrata (e argomentata) requisitoria sulla pericolosità di particelle e oggetti ai noi comuni, che in gran parte fanno parte della nostra quotidianità. Ma ciò che differenzia davvero la sua analisi è la totale assenza di una vena catastrofista, assai rincorrente in questo genere di pubblicazioni. Se cambiamo i comportamenti umani - sostiene in soldoni il Nostro - possiamo salvare gli oceani, l’ecosistema e noi stessi.
Si interroga sugli stessi temi, e apre squarci se vogliamo ancora più inquietanti, il saggio di Maria Cristina Succuman, Biberon al piombo (Sironi). Tema principale, la storia delle sostanze con azione neurotossica e i pericoli più o meno nascosti da conoscere e a cui prestare attenzione.
Dai pesci al mercurio, ai giocattoli al piombo, passando per la frutta contaminata da pesticidi, Succuman fa una rassegna condensata (e assai amara) delle insidie legate alla nostra quotidianità.
Giovanni Corbetta e Quintino Protopapa provano invece a fare di più. In La seconda occasione (Edizioni Ambiente) tentano di stilare consigli pratici (e dunque realizzabili) per tamponare l’emergenza rifiuti e i rischi dei danni ambientali che nei prossimi anni rischiano di essere il problema prioritario, non solo dell’Occidente.
Libri:
Charles Moore con Cassandra Phillips, L’Oceano di plastica , Feltrinelli
Maria Cristina Succuman, Biberon al piombo , Sironi
Giovanni Corbetta, Quintino Protopapa, La seconda occasione , Edizioni Ambiente