Musica
October 31 2020
«Che peccato è un brano che mi ha permesso di vestire altri abiti, una canzone che parla di rimpianto e di riscatto, ma in modo spavaldo» racconta Mouri, rapper pugliese, originario di Manduria. Un pezzo potente per quello che dice e per come lo dice, musicalmente distante dagli stereotipi del genere, prodotto e arrangiato da Ferdinando Arnò.
«È il racconto in chiave rap di un disagio esistenziale e personale che diventa fotografia nitida delle difficoltà dei giovani del sud ad esprimere il loro potenziale. In ambito artistico e non solo». spiega Mouri. «Per me distinguersi è sempre stato un obiettivo. Un obiettivo raggiunto in questo pezzo grazie all'esperienza e al talento di Ferdinando, che ha creato una base musicale diversa, spiazzante, senza campionamenti, e che mi ha dato consigli importanti anche per l'utilizzo delle doppie voci. In questo ambito musicale ci sono molti interpreti bravi che però non vanno oltre i confini e i beat tradizionali delle produzioni hip hop più classiche» spiega.
«Quando ho ascoltato per la prima volta la base, sono rimasto sorpreso e ho deciso che avrei accettato la sfida di giocare in trasferta. All'inizio ho dovuto prendere le misure rispetto ad un mondo musicale nuovo che parla un linguaggio sonoro affine alle produzioni di Kendrick Lamar o Anderson.Paak. Il loro è un hip hop figlio del soul e carico di groove».
A rendere ancora più intrigante il pezzo, il featuring di Precious, una celebrità nel mondo rap newyorkese, la figura più rappresentativa della vitalissima RapQueer Ballroom Scene: «Ha un flow molto potente che rientra totalmente nei miei gusti personali. Ci siamo parlati al telefono ed è stato un piacere confrontarmi con lei: abbiamo un approccio diverso al cantato, ma insieme nella stessa canzone funzioniamo benissimo.
Ad accompagnare il brano un videoclip onirico e visionario («in quelle immagini c'è la realizzazione concreta di molti dei miei sogni, spiega Arnò), un cortometraggio girato a Manduria con il supporto di una crew locale e diretto da Mirko Dilorenzo: una Madonna pagana (interpretata dall'attrice Sandra Caraglia) s'imbatte lungo strade deserte in uomini e donne simbolicamente bloccati e rivestiti di teli come nelle opere di Christo e li libera dagli involucri, consentendogli così di riappropriarsi della loro vita e di spiccare il volo. «Abbiamo coinvolto per due giorni le migliori menti creative di Manduria» racconta Mouri. «Dalla scenografa Egle Calò, al direttore della fotografia Stefano Tramacere, al ballerino Paolo Soloperto, ai tecnici. Una grande prova di vitalità artistica e professionale. Sono molto orgoglioso di quello che siamo riusciti a realizzare».