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June 29 2018
Le primarie nel 14esimo distretto elettorale di New York City si sono trasformate in un referendum sui Democratici. E il quesito in ballo era semplice: quale strada intraprendere in vista delle elezioni di Midterm (6 novembre 2018) d’accordo, ma soprattutto in vista del futuro. Già il futuro!
La risposta degli elettori, il cui collegio abbraccia una porzione di Bronx e una porzione di Queens, è stata netta: Alexandria Ocasio-Cortez. Chi? Proprio lei, meno di trent’anni, cameriera per vivere e attivista per vocazione, Ocasio-Cortez ha sfidato la casta Dem e ha vinto.
Ha esultato perfino Trump, col solito tweet, perché la giovane pasionaria del Bronx ha sconfitto il candidato Dem uscente, quel Joseph Crowley dal 1999 membro del Congresso e ormai numero quattro dei Dem a livello nazionale.
Nessun mistero che fosse il candidato al ruolo che oggi ricopre Nancy Pelosi. Ma Trump dovrebbe forse attendere ad esultare perché se un pericolo politico alla sua leadership difficilmente può venire dai malconci Dem, ben diversa è la minaccia del popolo di Bernie Sanders, del quale anche Ocasio-Cortez fa ora parte.
Ocasio-Cortez, di origini portoricane, ha parlato alla sua gente, ma senza le parole d’ordine del populismo facilone. Espressione del Melting Pot (nel Queens si parlano 130 lingue diverse) ha messo nel mirino la ICE, l’Agenzia USA per l’Immigrazione, e ha fatto della giustizia sociale un tema di battaglia.
Certo, occorre sempre ricordarsi delle proporzioni. Nel 14esimo collegio, appunto lontano da Manhattan, il reddito medio è comunque di 53 mila dollari all’anno.
Insomma, come qualcuno ha notato, solo Trump vuol fare di nuovo grande una nazione che lo è già. E d’altronde Trump stesso è nato nel Queens… Tuttavia, anche grazie al linguaggio social che Ocasio-Cortez conosce bene (suo il testo del video per YouTube dal titolo The Courage to Change), la vittoria ha premiato soprattutto i contenuti.
Parlando a un bacino elettorale che per il 70% non è di pelle bianca, e dichiarandosi apertamente una Socialista democratica, Ocasio-Cortez è una Bernie Sanders più giovane, nativa digitale e porta in dote alla sinistra radicale USA quei movimenti, come Black Lives Matter, che sono stati negli ultimi due anni la vera opposizione culturale al trumpismo.
Figlia anche della crisi mondiale del 2008 che ebbe in New York - dalle parti di Wall Street ovviamente - l’epicentro, sua madre ha dovuto trasferirsi in Florida perché il costo della vita a New York era diventato troppo alto, e il padre è morto di cancro solo qualche anno fa.
Cresciuta in fretta in una nazione dove in genere si cresce in fretta, Ocasio-Cortez ha avuto donazioni elettorali intorno ai 18 dollari di media. E ha rifiutato contributi da aziende private.
Il suo slogan anti Crowley, infatti, era “loro hanno soldi, noi abbiamo le persone”. E le persone hanno votato le proposte: dal salario minino garantito di 15 dollari l’ora, al Medicare, dalle energie rinnovabili all’abolizione delle tasse scolastiche, fino alla riforma delle leggi sull’immigrazione. Ma anche la corsa folle degli affitti, che mette in seria difficoltà i nuclei famigliari del Bronx e del Queens, e contro i quali Crowley, in vent’anni, non ha fatto nulla.
Alla fine, il conto più salato è arrivato a lui. Il campanello d’allarme per i Dem è ora acuto e li mette davanti al bivio decisivo. Venir sconfitti ad oltranza da Trump, o candidarsi come una credibile alternativa. Ma attenzione, il terzo polo, il popolo di Bernie Sanders, si è messo in cammino e ora inizia a vincere.