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February 26 2016
Dire che sia presidente per sbaglio è esagerato. Di sicuro senza il caos che ha travolto prima Blatter e poi Platini, Gianni Infantino che è stato eletto nuovo presidente della Fifa, non avrebbe scalato così in fretta le vette del calcio mondiale. Nato a Brig, Svizzera, nel marzo 1970 e con sangue calabrese nelle vene, Infantino è stato la carta giocata dalla Uefa quando è stato chiaro che la candidatura di Platini era destinata a cadere. Per sempre.
Uomo capace e grande conoscitore della macchina del football, famoso per la sua abilità nei sorteggi Uefa che l'hanno reso una celebrità per i tifosi di mezzo mondo ma noto, soprattutto, per le sue abilità da manager. Una macchina da lavoro e da consenso, capace in meno di cento giorni di convincere la maggioranza delle federazioni mondiali di essere la persona giusta per cancellare la vergogna della Fifa. Non un compito da poco, ma certamente una sfida affascinante.
Il duello con Al Khalifa risolto al secondo voto
Infantino è stato eletto nel Congresso della svolta al secondo turno. Non era favorito contro il potente sceicco Al Khalifa, ma è riuscito con un saggio lavoro di alleanzea far convogliare su di sè il voto degli indecisi e qualche franco tiratore del fronte opposto. Ha raccolto 88 consensi nel primo giro, quando serviva la maggioranza dei due terzi sui 207 aventi diritto ad esprimere una preferenza, poi è salito a 115 contro gli 88 dell'avversario che già nel primo round era rimasto indietro (85).
Non ci sono stati agguati o ribaltoni. La regia occulta dal Kuwait (escluso dal voto perché sotto squalifica come l'Indonesia) non è bastata a garantire ad Al Khalifa di essere il primo presidente non espressione del mondo arabo che sarà la frontiera del calcio del domani ma sotto la guida di un europeo. Infantino potrà stare a capo della Fifa al massimo 12 anni: pochi rispetto ai regni eterni di Havelange e Blatter, ma così ha voluto la riforma più importante che limita a tre il numero di mandati consecutivi possibili.
Il suo programma: Mondiale a 40 squadre
Infantino ha percorso decine di migliaia di chilometri in tre mesi per presentare se stesso e il suo programma. Ha promesso soldi per tutte le federazioni senza aggravare i conti della Fifa, convinto di poter trovare i fondi nel mastodontico bilancio da 5 miliardi di dollari ogni quadriennio reazionalizzando e rendendo trasparenti alcune voci di spesa. Non una mancetta da 5 milioni di dollari per singola federazione e 40 per ogni confederazine, ma un modo di incentivare lo sviluppo del calcio anche nelle aree più depresse.
E poi l'idea del Mondiale a 40 squadre che non piace ai club europei (che pure l'hanno sostenuto apertamente) e che sarà certamente uno dei nodi su cui si misurerà il suo governo nei primi anni. Proposta controversa, accompagnata dal via libera alla manifestazione condivisa su più di un territorio esattamente come accaduto alla Uefa dove Infantino ha contribuito alla crescita dal format a 16 al format a 24 che debutta in questa stagione.
Alla Uefa dal 2000 e braccio destro di Platini
Esperto di questioni legali, capace di parlare in maniera fluente inglese, francese, tedesco, spagnolo e italiano, Infantino è entrato nella Uefa nel 2000 dopo essere stato segretario generale del CIES. Nel 2004 è stato nominato direttore degli affari legali e del Club Licensing Division della confederazione europea, con compiti di raccordo con la politica e, poi, di scrittura e controllo delle regole per dare una sostenibilità finanziaria al calcio.
E' uno dei motori del Fair Play finanziario che ha cambiato il volto all'Uefa e che gli stessi club avevano sollecitato, spaventati dall'enorme indebitamento che stavano accumulando e che le metteva a rischio. Infantino è stato leale con Platini fino all'ultimo, disponibile a ritirare la sua candidatura in un istante se Le Roi fosse stato riabilitato dai vari gradi di giudizio. Non è accaduto e Gianni, l'italo-svizzero- si è trovato là dove non pensava.