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January 25 2018
156 storie di abusi, violenze sessuali e vessazioni nei confronti di altrettante tra ragazze e bambine. Il mostro è sempre lo stesso, Larry Nassar, ex medico della nazionale Usa di ginnastica che proprio grazie al suo ruolo era sempre a contatto con le giovani vittime.
«È un mio onore e privilegio condannarla. Ho appena firmato la sua condanna a morte. Il suo prossimo tribunale sarà quello di Dio» ha detto senza pietà la giudice Rosemarie Aquilina leggendo una sentenza durissima. Nassar è stato condannato ad un minimo di 40 fino a un massimo di 175 anni di prigione, pena che andrà a sommarsi con quella già decisa a 60 anni di prigione per pedopornografia.
Nassar, 54 anni, si era specializzato in osteopatia all'Università del Michigan per iniziare poi la carriera nella medicina sportiva. Era entrato a far parte della nazionale americana di ginnastica nel lontano 1986, diventando coordinatore dello staff medico in quattro Olimpiadi: Atlanta 1996, Sydney 2000, Pechino 2008 e Londra 2012. Era sposato con Stephanie, sua moglie dal 1996 che nel 2017 ha ottenuto il divorzio portandogli via anche i tre figli.
Ad inchiodare il medico i racconti delle 156 vittime di abusi, tra cui spiccano i nomi di atlete molto famose negli Usa. Su tutte Simon Biles, fenomeno della ginnastica americana con quattro ori e un bronzo a Rio de Janeiro 2016. Insieme a lei anche altre vincitrici di medaglie olimpiche: da Aly Raisman a Jordyn Wieber, da McKayla Maroney a Jamie Dantzscher.
La storia di Nassar ha scandalizzato soprattutto per il ruolo di prestigio che l'uomo aveva rivestito per oltre 30 anni. Medico apprezzato e premiato, docente di Osteopatia nella sua Università del Michigan, Nassar si trasformava in mostro dentro il suo ambulatorio. Era qui che aggrediva sessualmente le sue pazienti, in molti casi minorenni. Tra le accuse anche l'agghiacciante testimonianza che racconta le molestie ad una bambina di soli 6 anni.
Nassar è stato licenziato solo nel 2015, un anno dopo le prime accuse di abusi. In parallelo era iniziato un altro processo, quello che lo accusava di possedere oltre 37 mila foto e video di pedo pornografia. Un crimine per il quale è stato condannato a 60 anni di carcere nel 2017.