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April 16 2018
"Chi è questo Cohen? Gli avvocati che pago migliaia di dollari non sono stati capaci di risolvere il problema e invece lui sì! Voglio incontrarlo". Era l'inizio degli anni 2000 e Donald Trump era "solo" The Boss, uno degli imprenditori più famosi al mondo.
Michael Cohen invece era uno che aveva fame di successo. Un avvocato appena quarantenne che, dopo una gavetta nel settore dell'infortunistica, aveva trovato fortuna risolvendo beghe legali connesse alla compravendita o gestione di immobili.
Le vite di Cohen e di Trump si sono incrociate quando Trump ha pronunciato quella frase dopo che l'avvocato si era fatto carico di risolvere una disputa tra i residenti di un grattacielo e la società che lo aveva in gestione che era, per l'appunto, di The Donald.
Da allora Michael Cohen è diventato l'avvocato personale di Trump, l'uomo incaricato di togliere le castagne dal fuoco a Donald prima ancora che Trump senta l'odore di bruciato.
E' successo, per esempio, nel 2016, a poche settimane dal voto per le presidenziali, quando Cohen ha pagato di sua iniziativa 130.000 dollari all'ex porno star Stormy Daniels per comprare il suo silenzio circa gli incontri intimi che Donald e Stormy avrebbero avuto nel 2006 quando il Presidente era già sposato con Melania.
Cohen non ha mai negato di aver effettuato questa transazione, ma ha anche sottolineato di averlo fatto a scopo personale e non utilizzando i fondi della campagna elettorale (cosa che metterebbe il Presidente nei guai seri).
Per questo il blitza sorpresa dell'FBI negli studi newyorchesi dell'avvocato e nella stanza d'albergo in cui alloggia Cohen quando si trova in città lascerebbe pensare che la Procura di New York stesse cercando anche altro e non solo la prova della vicenda Daniels.
Al momento, però, l'avvocato sarebbe solo indagato per frode bancaria e violazione delle norme per il finanziamento della campagna elettorale e quindi tutto lascerebbe pensare al caso Daniels.
Il Procuratore speciale che ha autorizzato l'irruzione e il sequestro di tutti i documenti, le e-mail e le registrazioni rinvenute nello studio di Cohen è, però, Robert Mueller, l'uomo che sta indagando sul cosiddetto Russiagateovvero sulla presunta interferenza russa nella campagna elettorale Usa per favorire l'ascesa del tycoon.
Per ottenere l'autorizzazione alla perquisizione, quindi, Mueller avrebbe dovuto avere legittimi sospetti sulla presenza di prove sul Russiagate e non sull'affaire Daniels, in caso contrario avrebbe dovuto ricevere l'autorizzazione all'ampliamento dell'ambito delle indagini direttamente dal vice ministro della giustizia Rod Rosenstein.
Secondo Trump - su tutte le furie dopo la perquisizione - "l'irruzione" sarebbe un "attacco alla Nazione" e Mueller avrebbe "oltrepassato la linea rossa" uscendo cioè dall'ambito del Russiagate per indagare su altro.
La vicenda è delicata e complessa e, secondo la Cnn, il blitz potrebbe essere stato autorizzato per sequestrare documenti circa il Russiagate e, contestualmente sarebbero state trovate prove della transazione Daniels che avrebbero portato a indagare Cohen perfrode bancaria e violazione delle norme per il finanziamento della campagna elettorale.
Che Michael Cohen, nel corso della sua decennale attività al servizio di Trump si sia occupato anche della Russia è un fatto noto.
Nel 2016, il piena campagna elettorale, è stato lui a cercare di far approvare il progetto di costruire una Trump Tower a Mosca tentando in seguito di far pressione su Putin in persona per sbloccare la pratica inviando un'email della quale ha, poi, dichiarato: "Non ricorda di avere ricevuto risposta".
Nel 2017, poi, il nome di Cohen è di nuovo stato fatto in relazione alla Russia. L'avvocato, infatti, avrebbe consegnato di persona al generale Micheal Flynn allora consigliere per la sicurezza nazionale, un piano favorevole a Mosca per la composizione del conflitto in Ucraina. Per questa vicenda Cohen era stato anche chiamato a deporre al Congresso, ma lui ha negato ogni addebito.
Durante la campagna presidenziale, poi, Cohen ha curato di persona i rapporti tra i media e il Presidente. O meglio: ha minacciato querele e azioni legali verso tutti coloro che avrebbero potuto gettare ombra su Trump, i suoi costumi, i suoi affari e la sua moralità.
Lavare i panni sporchi è proprio la specialità di Cohen e, sin da giovane avvocato, lui, newyorchese doc, ha preferito la pragmatica all'alto profilo giuridico e per lui sistemare i problemi prima che debbano entrare nell'aula di un tribunale è sempre stata la sua missione.
A lungo ha lavorato fianco a fianco con molti tabloid incluso il National Enquirer per mettere a tacere le storie che avrebbero potuto gettare cattiva luce sul suo cliente favorendo, invece, quelle che ne avrebbero esaltato doti e personalità.
Nel 2010 ancora con il National Enquirer, ha collaborato per promuovere il sito web ShouldTrumpRun.com e in seguito ha messo a tacere tutte le storie scomode che venivano proposte al tabloid come la lunga relazione tra Trump e l'ex pornostar Karen McDouglas. Alla Douglas vennero versati 150.000 dollari ufficialmente per curare una rubrica di fitness mentre in molti sostengono che si trattasse di denaro pagato per comprare il silenzio della donna.
Dopo l'irruzione dell'FBI e il sequestro dei documenti Cohen, alla Cnn, ha risposto con molta diplomazia sostenendo che gli uomini dell'intelligence siano stati molto "Educati e professionali", ma aggiungendo anche che si tratta di "Un fatto che definire sconvolgente è dire poco".
Di sicuro il blitz apre nuovi scenari sul rapporto tra il Presidente e la Procura generale e mai l'FBI era arrivato tanto vicino all'uomo più potente del pianeta.
Resta da capire come si sia creata questa falla nel sistema-Cohen. Se sia stato l'avvocato a lasciare il fianco scoperto o se la Procura di New York abbia trovato la via dell'impeachment proprio passando attraverso uno degli uomini dei quali Trump si fidava di più.