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August 28 2017
Arnfinn Nesset, Antonio Busnelli. Charles Cullen e Niels Högel. I volti e i nomi di queste persone, quattro tra i tanti infermieri serial killer, non dicono molto se non ai familiari delle centinaia di vittime che hanno fatto nel corso della loro carriera. Qui le loro storie.
L’ultimo è il tedesco Niels Högel, l’infermiere tedesco che ha tolto la vita almeno a 84 pazienti ma che è sospettato di averne uccisi più del doppio. E il suo spaventoso record di follia è circoscritto a 3 anni, dal 2003 al 2005 compresi, in cui l’angelo della morte avrebbe confessato di aver iniettato una dose letale di un farmaco per malattie cardiache alamno a 90 pazienti di cui 30 sarebbero morti di conseguenza. Ma si teme che il numero salga a 200. Il motivo? Desiderava che il suo lavoro venisse apprezzato dai colleghi.
In Norvegia, dal 1977 al 1980, fece scalpore la storia di Arnfinn Nesset che confessò di aver tolto la vita con derivato del curaro a 138 pazienti, ma di non ricordare quanti fossero in realtà. Perché? Non sapeva frenarsi, aveva confessato durante il processo.
Stefania Mayer, Maria Gruber, Irene Leidol e Waltraud Wagner sono gli infermieri dell’ospedale viennese di Lainz che tra il 1982 e il 1989 uccisero 41 persone somministrando dosi massicce di insulina e calmanti.
In New Jersey e Pennsylvania, Charles Cullen ha confessato di aver ucciso almeno 40 pazienti, durante 16 anni di lavoro, ma le morti a lui attribuibili sarebbero quasi 300. Al momento del suo arresto, nel 2003, aveva 43 anni.
Uccideva i pazienti per poi intascare i soldi delle pompe funebri. Antonio Busnelli, incarcerato con l’accusa di omicidio volontario plurimo nel 1992 era infermiere all’ospedale di Milano Fatebenefratelli nel reparto di rianimazione e, per “arrotondare”, somministrava ai suoi pazienti più gravi l’isoptin, una vasodilatatore provocando loro crisi cardiache fatali.
Sempre in Italia, Fausta Bonino, l'infermiera di Piombino indagata con l'accusa di aver causato la morte a 14 pazienti del reparto di rianimazione dell'ospedale dove lavorava, prima arrestata e poi scarcerata dal tribunale del riesame di Firenze.
Daniela Poggiali, infermiera dell'ospedale Umberto I di Lugo, nel Ravennate, condannata in primo grado all'ergastolo per avere ucciso una sua paziente 78enne iniettandole la mattina dell'8 aprile 2014 una dose letale di potassio, in appello è stata assolta e scarcerata.
Nell'ospedale evangelico di Curitiba, nello stato meridionale del Paranà, un'anestesista brasiliana di 56 anni nel 2013 è stata condannata per aver ucciso oltre 300 pazienti per “liberare posti letto nel reparto di terapia intensiva da lei diretto”.