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(Ansa)
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Chiara Ferragni, i rivenditori costretti a nascondere i prodotti per evitare gli insulti

Oltre alla chiusura dello Store di Chiara Ferragni a Milano,
ora sui social sono diverse le testimonianzedi rivenditori dei suoi prodotti costretti a nasconderli per evitare insulti e problemi con la clientela. Un effetto boomerang dovuto agli scandali che negli ultimi mesi hanno travolto l’immagine di Chiara Ferragni, intaccandone profondamente la reputazione.

Il cosiddetto "Pandoro-gate" e la controversia legata alle uova di Pasqua griffate Ferragni, i cui proventi non sono stati destinati interamente alla beneficenza come inizialmente dichiarato, hanno scosso non solo la percezione pubblica dell’influencer, che era tra le più pagate d’Italia, ma anche la desiderabilità dei prodotti a lei associati, mettendone in discussione l’efficacia e il valore. Scandali da cui la Ferragni non si è mai ripresa come rivelano diversi commenti sui social, di rivenditori e consumatori della sua linea di prodotti, che descrivono situazioni paradossali e indicano un vero e proprio crollo di fiducia nei confronti del brand Ferragni.


Le testimonianze sui social media dipingono un quadro in cui i prodotti Ferragni, pur essendo per alcuni di buona qualità, sono diventati oggetto di un vero e proprio stigma. Molti consumatori hanno raccontato di come i commessi nei negozi mostrino riluttanza nel proporre articoli legati all’influencer. In una profumeria, ad esempio, una cliente ha scritto su Thread come la commessa tenesse nascosti i prodotti Ferragni: ”Oggi vado in profumeria a cercare un blush; mi vengono mostrate un po’ di proposte ma il colore che mi piaceva non c’era!alla fine la commessa da dietro un angolo tira fuori i prodotti di Chiara Ferragni,dove c’è il colore che cerco e mi conferma che sono anche ottimi ma che li tiene nascosti per ovvi motivi e che mi capisce se non lo voglio comprare… Mi piace quindi lo compro, mi sembra un atteggiamento eccessivo o meglio se il prodotto è valido perché usare questa strategia di mercato? “

Un episodio accaduto anche ad un’altra utente che ha commentato di aver vissuto la stessa esperienza in una profumeria lasciando dove la commessa ha criticato non i prodotti ma il brand.

La situazione appare ancora più grave se si considerano i racconti di chi ha subito attacchi diretti per aver scelto di commercializzare i prodotti del brand. Una gioielliera, ad esempio, ha riportato di essere stata insultata sui social e in negozio solo per il fatto di vendere gli articoli Ferragni. Questo tipo di reazioni indicano che l’immagine dell’influencer è passata da simbolo di aspirazione e successo a bersaglio di critiche e derisione. Il brand Ferragni, un tempo sinonimo di esclusività e tendenza, si trova ora a dover affrontare un boicottaggio latente, alimentato da un’opinione pubblica che non perdona l’influencer.

Al di là delle considerazioni etiche e legali, un altro punto dolente emerge dalle testimonianze: la qualità percepita dei prodotti. Una cliente ha raccontato di come la sua ottica avesse quasi paura a proporle una montatura di occhiali Ferragni, temendo probabilmente un rifiuto o una reazione negativa. Questo episodio, che potrebbe sembrare banale, è invece indicativo di un fenomeno più ampio: la diffidenza nei confronti del brand ha raggiunto un livello tale che persino i venditori si sentono in dovere di giustificarsi o di anticipare eventuali critiche.

In questo contesto, emerge come mai prima d’ora che il marketing del brand Ferragni sta affrontando una crisi di reputazione senza precedenti. Le strategie precedentemente efficaci sembrano ora inadatte a risolvere il problema, e il marchio si trova a dover ripensare le sue politiche di comunicazione e distribuzione per cercare di recuperare la credibilità perduta.

«In termini di comunicazione e di azioni di comunicazione non c’è più nulla da fare. Il brand Chiara Ferragni è più che azzerato»-A dirlo è Giorgio Caroli, fondatore di Mediatrainer, agenzia di comunicazione e formazione

Come viene percepito oggi il brand della Ferragni?

«È diventato nell’immaginario collettivo sinonimo di inaffidabilità e di poca trasparenza. Purtroppo, il pubblico è una creatura volubile: tanto forte e rapidamente ti ama, tanto forte e rapidamente di trasforma nel mostro, e come tale, dopo, vieni sbattuto in prima pagina».

Riguarda solo la Ferragni?

«Quel che sta succedendo, non riguarda solo Chiara Ferragni: tutta la comunicazione social degli ultimi anni, arrivata al suo massimo in pandemia, sta crollando. Nei prossimi mesi dovremo davvero ripensare alla comunicazione pubblica e alle dinamiche di diffusione del messaggio, perchè ormai il mondo è cambiato, si è evoluto. Oggi dobbiamo fare i conti con la AI, che è l’ultima frontiera di questa corsa a dire, dire, dire che abbiamo vissuto. Penso sia arrivato il momento di fare meno comunicazione. Di dire di meno, di smettere di cercare di convincere le persone della propria bontà. Abbiamo fatto e detto tutto, ormai non c’è più nulla di originale da dire. Forse è venuto il momento, per un po’, di tacere e di ascoltare, tornando a parlare soltanto quando ci sarà qualcosa di vero da dire».

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