Economia
November 09 2017
Dopo tutto quello che è stato scritto sulle difficoltà che Donald Trump e Xi Jinping inevitabilmente avrebbero avuto nel confrontarsi a Pechino nel corso del primo viaggio ufficiale del Presidente americano nella Repubblica popolare, i due leader hanno raggiunto il compromesso migliore di sempre. Quanto meno sul piano commerciale: accordi bilaterali il cui valore è stato stimato in 253 miliardi di dollari. E già si vocifera che questo testa a testa abbia segnato, e questa volta in positivo, il destino di entrambe le nazioni.
Dopo dichiarazioni molto concilianti con cui entrambi i leader si sono impegnati a fare il possibile per ridurre il disavanzo commerciale accumulato (un trend in crescita che a fine 2016 aveva già toccato quota 347 miliardi di dollari), Cina e Stati Uniti sono passati ai fatti. E così China Petroleum e Chemical Corp, due colossi nel campo degli idrocarburi, hanno firmato un'intesa da 43 miliardi di dollari per esplorazioni congiunte in Alaska. Accordo che verrà finanziato principalmente da due operatori cinesi: il fondo di investimenti China Investment Corp e Bank of China. Sono rimasti invece vaghi i termini di un secondo accordo, che ha coinvolto China National Petroleum Corp e Cheniere Energy su una "fornitura di lungo termine" di gas naturale liquefatto.
I giganti cinese delle telecomunicazioni Xiaomi, OPPO e Vivo hanno firmato un accordo che li porterà a rifornirsi regolarmente presso l'azienda americana Qualcomm. Il Fondo cinese per la Via della Seta, un'unità gestita da People's Bank of China e che si occupa di sostenere le iniziative legate a One Belt One Road, inizierà presto ad operare coordinandosi a un fondo americano la cui identità non è stata rivelata. Anche China Investment Corp lancerà un fondo condiviso con Goldman Sachs.
La Cina si è impegnata ad acquistare aerei Boeing e automobili Tesla. Bell Helicopters ha firmato un'intesa con un partner cinese, mentre il gruppo agroalimentare Smithfield Foods (controllato dal cinese Shuanghui) e una federazione di allevatori di Montana hanno siglato un accordo di consegna di carni. Ancora, il colosso dell'e-commerce cinese JD.com si è impegnato ad acquisire prodotti americani da rivendere poi in Cina per un valore complessivo di 2 miliardi di dollari.
Xi Jinping ha definito l'incontro di Pechino come l'occasione per Cina e Stati Uniti di ripartire su nuove basi, "un punto di partenza storico", se vogliamo optare per la traduzione letterale, un gesto certamente conciliante, che tuttavia non punta a nascondere l'evidenza, ovvero che Xi Jinping ha avuto la meglio su Donald Trump: è stata capace di offrirgli ciò che desiderava, ottenendo molto di più. I toni roboanti utilizzati nelle settimane che hanno preceduto questo importantissimo viaggio in Asia sono scomparsi. Gli accordi sono stati firmati, è vero, quindi Trump potrà twittare liberamente tutti i suoi successi. Ma queste intese sono convenienti anche per la Cina, quindi non si tratta di una vittoria unilaterale.
La linea di Xi ha prevalso, e lo dimostra il modo in cui Trump ha affrontato la questione Corea del Nord durante il suo viaggio. Le premesse della tappa in Corea del Sud, dove il presidente americano ha tenuto in Parlamento un discorso dai toni molto aggressivi e ha insistito fino all'ultimo per recarsi sull'area demilitarizzata al 38esimo parallelo, erano state ben poco incoraggianti. Seul aveva cercato di dissuaderlo spiegando come la visita al confine sarebbe stata percepita come un gesto aggressivo, poi le condizioni metereologiche avverse hanno fatto il resto e impedito ogni possibile spostamento (o forse sono state utilizzate come scusa, non lo sapremo mai).
A Pechino, però, Trump ha cambiato improvvisamente tono: è diventato meno supponente ed esplicito, e ha sostenuto l'opportunità di mantenere una posizione ferma e di puntare sul dialogo. Possibile che Xi Jinping lo abbia (finalmente) convinto che la strategia cinese è più vantaggiosa in Corea? Fatto sta che dopo il primo faccia a faccia con Xi Jinping Donald Trump non è più stato lo stesso. C'è da sperare che questa intesa continui a funzionare anche quando il Presidente tornerà a Washington, e che riporti i due paesi verso il dialogo e la cooperazione. Proprio come ha sempre voluto Xi.