Economia
March 14 2018
Verrà mai istituto il Reddito di Cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle? La risposta dipende sostanzialmente da due condizioni. Innanzitutto, il leader grillino Luigi Di Maio dovrà riuscire a formare un nuovo governo. In secondo luogo, il neo premier dovrà riuscire a trovare i soldi nel bilancio dello Stato, per finanziare questo sussidio alla povertà che potrebbe costare almeno 29 miliardi di euro all’anno o anche di più.
Di fronte alle eventuali difficoltà di creare davvero un Reddito di Cittadinanza, potrebbero dunque prendere quota altre ipotesi alternative, cioè l’istituzione di altri sussidi alla povertà come quelli proposti in campagna elettorale da diverse forze politiche oppure il potenziamento di forme di assistenza già esistenti come il Reddito di inclusione (Rei). Ecco, di seguito cinque possibili alternative al Reddito di Cittadinanza.
E’ un sussidio contro la povertà che già esiste ed è stato istituito dal governo Gentiloni, sulla base di un disegno di legge messo in cantiere dal governo Renzi. Si tratta di un’indennità a favore di 700mila famiglie che hanno un reddito annuo (calcolato secondo i criteri Isee) inferiore a 6mila euro. Il sussidio può arrivare fino a quasi 490 euro al mese anche se l’importo medio è 240 euro. I soldi vengono accreditati su una carta elettronica (Carta Rei), che può essere utilizzata esclusivamente per determinati tipi di spese (per esempio per i generi alimentari o le bollette) e non per comprare beni superflui.
La proposta di un sussidio universale e incondizionato contro la povertà era anche nell’agenda politica del centrodestra. Silvio Berlusconi aveva parlato in campagna elettorale di Reddito di Dignità da dare a tutte le famiglie che si trovano sotto la soglia di povertà assoluta (e non relativa come nel caso del Reddito di Cittadinanza del Movimento 5 Stelle) . Secondo le stime degli economisti de Lavoce.info, il Reddito di Dignità costerebbe circa 29 miliardi di euro alle casse dell’ Stato e darebbe un sussidio medio di 1.200 euro al mese a circa 2 milioni di famiglie italiane.
La sociologa Chiara Saraceno, pur preferendo l’impostazione del Reddito d’Inclusione rispetto a quella del Reddito di Cittadinanza dell’M5S, ha proposto come una soluzione ibrida, cioè che metta assieme le caratteristiche di entrambe i sussidi. In particolare, Saraceno propone di stanziare più soldi per il Reddito d’Inclusione già esistente. I 2 miliardi di euro disponibili oggi bastano infatti a malapena per sussidiare la metà della popolazione che si trova in povertà assoluta.
Inoltre, per la nota sociologa occorrerebbe rendere il Reddito di Inclusione a tempo indeterminato come il Reddito di Cittadinanza dei 5 Stelle, abbandonando il sistema attuale che prevede invece una sospensione dopo 18 mesi.
Già oggi diverse Regioni hanno approvato delle leggi di spesa con stanziamenti variabili per la lotta alla povertà. Si tratta di sussidi che applicano o che integrano il Reddito d’Inclusione istituito dal governo Gentiloni. Un’alternativa al Reddito di Cittadinanza dei 5 Stelle potrebbe dunque essere la creazione di un sistema di sussidi contro la povertà diversificati a livello regionale come in Spagna, per renderli più aderenti alle singole realtà geografiche del nostro Paese. In Italia, infatti, il numero di poveri (e la stessa soglia di povertà relativa) varia notevolmente tra il Nord e il Sud della Penisola.