L'aerospazio di Caserta torna a fare utili
Il Cira punta la «Prora» verso il futuro. Un futuro ricco di investimenti, sia pubblici che propri: 193 milioni di euro, per l'esattezza. Lo sblocco, avvenuto a fine scorso anno per 113 milioni del nuovo Programma nazionale di ricerca aerospaziale (Prora, appunto), per promuovere e sostenere il settore aeronautico e spaziale, con riferimento anche alla realizzazione delle infrastrutture e dei servizi di supporto, rappresenta un traguardo a dir poco fondamentale per il Centro italiano di ricerche aerospaziali di Capua, in provincia di Caserta, giunte ormai agli sgoccioli le risorse del precedente ciclo Prora avviato nel 2005.
Il Programma va infatti a incidere su attività di ricerca, sperimentazione, produzione e scambio di conoscenze oltre che sulla formazione del personale nell'ambito di partnership europee e internazionali. Condizioni necessarie per ridare slancio in un segmento strategico ad alta competitività al nostro Paese, uscito recentemente assai ammaccato nella corsa allo spazio rispetto non solo a Francia e Germania, ma anche a Paesi di oggettivamente minori peso e competenze.
«Si tratta di interventi che porteranno a ricadute importanti in termini di sviluppo tecnologico, competitività industriale ed occupazione, dando da un lato opportunità di lavoro al patrimonio culturale che esce dalle nostre università, e dall'altro consentendo auspicabilmente anche di attrarre ricercatori esteri, contribuendo altresì all'internazionalizzazione della ricerca» spiega a Panorama.it il presidente del Cira, Giuseppe Morsillo.
Il rilancio del Cira, che ha chiuso il bilancio 2019 con 5,2 milioni di euro di utili, invertendo il rosso del 2018 (-3,12 milioni) e le criticità strutturali (aumento del costo del personale, riduzione dei ricavi e del capitale netto) duramente sanzionate dalla Corte dei Conti in relazione alla presidenza di Paolo Annunziato, si sviluppa lungo diverse direttrici. Ci sono 80 milioni di euro, da qui al 2026, di autoinvestimento autorizzato dai ministeri preposti che entreranno in gioco, e che provengono dagli utili accantonati dal Cira negli anni passati.
«Abbiamo aumentato i ricavi della produzione da parti terze del 25% rispetto al 2018, portandoli ad un'incidenza del 30% sui ricavi totali, e riscosso con successo i crediti pregressi, alcuni in stallo anche da parecchi anni, ed abbiamo puntato al rafforzamento del Cira come centro globale di competenze, in network sia nazionali che internazionali. Sono stati finalizzati o intrapresi accordi con tutti i vari distretti aerospaziali nazionali, come appropriato per un centro a vocazione nazionale, dialogando in maniera costruttiva sia con le istituzioni che con il mondo della ricerca e dell'industria, chiamando tutta la filiera a contribuire lungo il 2019 alla definizione del Prora, e ad esprimersi sulle previsioni di utilizzo della ricerca da parte della filiera», ha aggiunto Morsillo.
Il presidente ha poi evidenziato le azioni messe in campo durante la sua presidenza da metà 2019, e che oggi consentono di avere a disposizione una cifra complessiva di quasi 200 milioni da far fruttare nei prossimi sei anni, a fronte di un piano industriale solido, condiviso con le istituzioni e gli stakeholder della filiera, con previsioni stabilmente crescenti di ricavi della produzione e la prospettiva di riproposizione periodica di politiche di reinvestimento degli utili.
Tra le infrastrutture fiori all'occhiello del Centro va menzionato l'Icing Wind Tunnel, impianto per le prove di resilienza alla formazione del ghiaccio sulle ali dei velivoli, in grado di simulare le condizioni di prova più estreme e ammodernato a riflettere le più recenti specifiche sulle nuvole, e il cui utilizzo è già saturo per i prossimi due anni. Ma anche il PT1, unica galleria del vento transonica/supersonica operativa in Italia, impiegata principalmente nella ricerca di base e applicata, ma anche in attività di tipo industriale, come le campagne di prova mirate alla caratterizzazione di velivoli o di parti di essi a supporto della fase di progettazione.
Grazie ai continui aggiornamenti, fin dal 2000 il PT1 è stato impiegato per condurre campagne di test aerodinamiche ed aeroacustiche per attività di ricerca finanziate dalla Comunità europea, dalla Agenzia spaziale italiana (Asi) e dal Miur. Tra le infrastrutture, anche il complesso del Plasma Wind Tunnel, che dispone di due impianti ipersonici arc-jet, Scirocco e Ghibli, per la simulazione al suolo delle condizioni aerotermodinamiche che si generano sui sistemi di protezione termica e payload di veicoli spaziali durante la fase di rientro ipersonico.
Scirocco e Ghibli hanno a disposizione un'ampia dotazione di strumentazione di prova e tecniche di misura per caratterizzare completamente le prestazioni in termini di resistenza allo stress da rientro e il comportamento degli articoli di prova. Altro budget sarà investito in nuovi impianti di prova, ad esempio strumentali allo sviluppo di innovative soluzioni ecosostenibili di propulsione, in linea con la più ampia domanda di ricerca greening.
Il resto del budget sarà, invece, investito nella ricerca in termini di ampliamento delle conoscenze, che vede in un trasporto aereo sostenibile e sicuro la sua più promettente scommessa. Nuovi materiali, innovativi processi costruttivi, nuovi concept e capacità di qualifica e test al servizio di una ricerca asservita allo sviluppo della competitività della filiera. E ancora l'advanced air mobility, con velivoli autonomi oppure pilotati da remoto: dall'urban air mobility, cioè la mobilità in ambito urbano, all'interurban, ovvero le opportunità di collegamento tra città relativamente vicine ma comunque sufficientemente distanti.
Poi lo spazio e la stratosfera, con le attività di ricerca nel campo dell'osservazione della Terra, che puntano a raggiungere obiettivi ambiziosi anche attraverso lo sviluppo di nuove piattaforme stratosferiche, nonché di metodologie e applicazioni di monitoraggio basate sulle specifiche capacità di osservazione in prossimità e persistenza e sulla fusione dei dati con quelli di origine satellitare.
Quindi l'esplorazione, il volo suborbitale e il volo stratosferico, aree sulle quali il Cira, con i suoi oltre 200 ricercatori, per un totale di circa 340 persone, sta investendo in maniera molto incisiva, anche con riconosciute leadership in ambito internazionale. Ma gli investimenti guardano anche al mondo delle altre applicazioni: telecomunicazioni e navigazione, quest'ultima a supporto anche dell'advanced air mobility, con tutte poi le opportunità di progresso che nascono dall'integrazione delle tecnologie e delle relative applicazioni.
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