Ieri SOPA oggi CISPA. L’incubo privacy è tornato

Immagina di aver fatto qualcosa di vagamente illegale e averne parlato su Facebook, su Twitter, o via mail con i tuoi amici. Immagina di aver condiviso file protetti da diritto d’autore, o di aver intrattenuto conversazioni poco politically correct con i tuoi amici via mail, magari improvvisandoti goliardicamente sostenitore di Kim Jong-Un o Ahmadinejad. Fatto? Ecco, ora immagina che di qui a una manciata di mesi le autorità governative abbiano diritto a conoscere tutto ciò, semplicemente chiedendo a social network, siti web e provider mail di consegnare le suddette informazioni.

È lo scenario paventato dagli oppositori del Cyber Intelligence Sharing and Protection Act (CISPA), una proposta di legge lanciata nel novembre del 2011 e, dopo una bocciatura e alcuni emendamenti, ora di nuovo al vaglio del parlamento americano.

CISPA è un progetto di legge che nasce ufficialmente con l’obiettivo di agevolare le indagini sulle minacce informatiche e proteggere in network da attacchi hacker di grande portata. Il metodo scelto per ottenere questo risultato, tuttavia, è piuttosto discutibile. Stando ad esperti del settore (tra cui persino Tim Berners-Lee) e associazioni che si occupano di privacy e libertà di espressione in rete (come la EFF ), il provvedimento, così com’è, consentirebbe (e per certi versi, richiederebbe) a siti e servizi web di consegnare alle autorità governative le informazioni private condivise dagli utenti, aprendo così al rischio di un sistema di sorveglianza globale irregimentato attraverso il Web.

Questo disegno di legge è una minaccia ai diritti dei cittadini americani e di ogni altro paese, dal momento che ciò che accade in America tende a influenzare le persone di tutto il resto del mondo.” Spiega Tim Berners-Lee, considerato l’inventore del Word Wide Web “SOPA e PIPA sono stati bloccati da un’enorme opposizione pubblica, è stupefacente dunque con quanta rapidità il governo americano si sia ripresentato con una nuova, seppur diversa, minaccia ai diritti dei suoi cittadini.

Tra gli aspetti più criticati del provvedimento, spicca la possibilità per le autorità governative di entrare in possesso di referti medici, dichiarazioni dei redditi e altri documenti privati, pur non avendo poi (stando a quanto stabilito dal CISPA) il diritto di farne uso. Il più grande timore degli oppositori della proposta di legge è che, con lo spauracchio delle cyber-guerre, CISPA venga utilizzato come strumento per sorvegliare l’attività delle persone in rete e, in particolare, per arrivare a colpire il file-sharing aggirando le leggi vigenti.

Un anno fa, CISPA aveva incassato l’approvazione della Camera statunitense, per poi essere bocciato al senato. Nel febbraio 2013, il deputato repubblicano Michael Rogers ha ripresentato la proposta di legge al parlamento. Negli ultimi mesi sono stati proposti alcuni emendamenti, tra cui uno che avrebbe impegnato siti e provider ad attenersi a quanto indicato nelle rispettive condizioni d’uso, assicurando così a quegli utenti che si sono iscritti a un servizio che le condizioni sula privacy che hanno sottoscritto al momento dell’iscrizione vengano rispettate. L’emendamento, però, è stato bloccato già in fase di commissione.

Ora, il rischio che CISPA diventi legge è alto. Al punto che lo stesso Barack Obama ha minacciato di porre il veto se il diritto alla privacy dei cittadini americani verrà effettivamente calpestato.

Nel frattempo, in Rete sono già esplose le polemiche. Ieri, Mike Rogers ha avuto la brillante idea di rovesciare un’autobotte di benzina sul fuoco dichiarando che chi si oppone al CISPA è probabilmente una massa di “quattordicenni che twittano dallo scantinato dei propri genitori”. La risposta degli oppositori del CISPA non si è fatta attendere, e in queste ore l’account Twitter di Rogers è oggetto di una tempesta di messaggi da parte di migliaia di cittadini americani che compatti dichiarano “Non abbiamo quattordici anni, non scriviamo dalla cantina dei nostri genitori, ma siamo fortemente contro CISPA”.

La speranza degli oppositori di CISPA, ora, è che il nuovo emendamento proposto dal deputato Adam schiff, che prevede la rimozione dai dati raccolti dalle autorità degli elementi identificativi, salvo in caso di sospetto concreto di minaccia informatica, riesca a incontrare l’approvazione delle due camere.

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