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June 01 2017
"L'America è tornata, e non accetterà più accordi che vanno contro i suoi interessi". Con queste parole il presidente americano Donald Trump ha annunciato il ritiro immediato degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima.
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È lo strappo più grande da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca. Una sfida all'intera comunità internazionale - Cina ed Europa in primo luogo - e una rottura con l'eredità di Barack Obama.
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Trump si è rivolto agli americani e al mondo intero dal Rose Garden della Casa Bianca, in un clima surreale in cui a intrattenere le decine di giornalisti presenti ci ha pensato un'orchestrina jazz.
"Basta autoinfliggerci delle ferite, gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall'intesa di Parigi e negoziati da Barack Obama - ha detto il presidente americano - non sono realistici. Azzoppano l'economia americana e favoriscono altri Paesi", vedi la Cina. Il risultato per la Casa Bianca è che quell'accordo non è in linea con il principio faro dell'amministrazione Trump, quello dell'America First".
Trump annuncia quindi lo stop dei fondi Usa al Green Climate Fund dell'Onu e chiarisce come lo strappo sul clima è solo l'inizio: "Assicureremo lo stesso trattamento a tutti quegli accordi, a partire da quelli commerciali, per noi ingiusti e che vanno contro gli interessi americani".
Grandi assenti la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner contrari alla rottura degli accordi.
Dopo essersi preso al G7 di Taormina qualche altro giorno di tempo per decidere, Trump - raccontano nel suo entourage - è stato indeciso fino all'ultimo momento, incontrando da una parte il segretario di Stato Rex Tillerson, contrario a uno strappo così forte con l'Europa ma anche con la Cina, e dall'altra il numero uno dell'Epa (l'agenzia ambientale federale) Scott Pruitt, un 'falco' noto per le sue posizioni ultrascettiche sulla lotta ai cambiamenti climatici. Alla fine è prevalsa la linea dura.
E pazienza se gran parte del mondo imprenditoriale, da Wall Street alla Silicon Valley, non la pensa così, compresi i giganti petroliferi come Exxon Mobil, Chevron e Bp.
È proprio dall'Unione europea che arrivano le reazioni più veementi, con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker che parla di "populismo" e avverte: "Non è un bene che gli Usa si ritirino dalla scena mondiale. Ma sia chiaro che il vuoto lasciato dagli Usa verrà riempito".
Angela Merkel, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni sono ancora più chiari. Il cancelliere tedesco, il presidente francese e il premier italiano in una nota congiunta hanno dichiarato: "L'accordo di Parigi non è rinegoziabile in quanto è uno strumento vitale per il nostro pianeta, le società e le economie".
Di diverso tenore le reazioni da Mosca: "La Russia dà grande importanza all'accordo sul clima ma va da sé che la sua efficacia viene ridotta senza i suoi attori chiave", afferma il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov.