riscaldamento
(Ansa)
News

Cambia il clima; consumiamo ed inquiniamo più per raffreddare che per riscaldare

Che ci troviamo nel bel mezzo di una piccola era climaticamente surriscaldata è evidente, l’attività solare è notevole (le onde radio si propagano per grandi distanze in questo periodo) e giusto la scorsa settimana si sono visti effetti di archi aurorali rossi, ovvero simili all’aurora boreale ma si chiamano Sar, anche alle nostre latitudini. Altrettanto chiaro è che il clima sia cambiato, mentre resta molto incerto quale possa essere l’apporto antropico a tutto questo. Ma di una cosa siamo certi: spendiamo sempre meno per il riscaldamento e sempre di più per il raffrescamento.

Vero è che rispetto agli anni Ottanta e Novanta, ma anche rispetto al decennio scorso, l’efficienza energetica degli edifici è leggermente migliorata e che abbiamo impianti migliori, ovvero più efficaci. Ormai i serramenti con doppi vetri (o addirittura tripli) sono una consuetudine, così come la coibentazione delle pareti, quando non si dispone di sistemi di riscaldamento a grande efficienza come quelli a pavimento. E poi c’è la questione finanziaria, poiché il costo dell’energia oggi rappresenta un capitolo doloroso nel bilancio delle famiglie e abbiamo imparato a riscaldare soltanto i locali che utilizziamo nel momento in cui serve.

Il risultato di tutto questo è che secondo Eurostat spendiamo meno per riscaldare mentre sta aumentando la spesa per rinfrescare. L’istituto nel febbraio sorso aveva già pubblicato le elaborazioni per il periodo 1992-2022 per il quale ha registrato una diminuzione dei gradi-giorno richiesti nell’Unione, passando da 3.209 a 2.858, quindi una riduzione di poco superiore al 10%. E’ però importante dire che questo è un metodo basato sulle ipotesi, utile per capire quale sarà la richiesta energetica negli anni a venire. Il “grado-giorno” di un sito non è una unità di misura fisica, ma la somma estesa a tutti i giorni, in un periodo annuale convenzionale, nel quale è necessario il riscaldamento delle case, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura di riferimento fissata per ogni Paese (per noi 18 °C), e quella media esterna giornaliera.

Dunque, dopo la lotta all’efficientamento energetico delle case per consumare meno energia per il riscaldamento, dovremo aspettarci quella per contrastare l’aumento di richiesta d’energia elettrica per gli impianti di aria condizionata, poiché se la “legge capestro sulle case” della Commissione Ursula è stata rallentata, nulla ancora è stato cambiato riguardo al programma di azzerare le emissioni degli edifici entro il 2050. La buona notizia è però che in trent’anni la tecnologia dei climatizzatori è progredita notevolmente e quindi tra altri trenta probabilmente esisteranno sistemi che in quanto a efficienza oggi neppure immaginiamo. A giocare un ruolo fondamentale in questa guerra al chilowatt consumato è però la consapevolezza che sia impossibile imporre e applicare le medesime tecnologie costruttive per l’edilizia nel Sud dell’Unione e nell’estremo Nord, poiché una cosa è progettare un edificio che resti fresco a Siracusa, ben altro realizzarne uno che resti caldo a Nuorgam, la città finlandese che vanta la latitudine più a nord nell’Unione europea. È quindi ovvio che una nazione come la Finlandia registri oltre 5.650 gradi giorno mentre una città siciliana come Palermo circa 650. E a livello percentuale la riduzione è tanto maggiore quanto più si scende di latitudine.


Osservando i dati si scopre che nel periodo preso a riferimento (’92-‘22) il sud della Spagna ha ridotto i gradi-giorno del 20%, ed anche l’Italia registra la medesima tendenza: la città di Bolzano totalizza 3.960 (-10.7%), mentre a livello regionale il Piemonte segna -19,4% e la Lombardia (-16,6%).


Tendenza inversa per il raffrescamento: oltre all’aumento della temperatura a favorire il cambiamento è sia l’aumento della popolazione nei grandi centri urbani, sia la cementificazione (aumenta la riflessione del calore verso l’aria) e anche l’aumento dell’età media. Emerge così che nell’anno dei mondiali di calcio (‘90) Milano richiedeva 184 gradi-giorno mentre nell’estate 2022 sono stati 472, ovvero la richiesta è aumentata di oltre il 150%, anche se il vero record è di Roma con +205% per il condizionamento e soltanto -8,45% per il riscaldamento. Ovviamente la richiesta dei gradi-giorno relativi agli impianti di condizionamento nelle città è spesso correlata alla quantità di uffici pubblici e privati presenti.

Con il tempo è però cambiata anche la percezione del comfort, mentre a cambiare con lentezza sono ovviamente gli edifici: secondo Eurostat il 34% delle case e degli uffici europei ha più di mezzo secolo ed è realizzata con tecnologia non efficiente, mentre tre quarti del patrimonio edilizio non possiederebbe un grado di efficienza tale da consentire un miglioramento della situazione. E qui nasce un grande problema, poiché non sempre è opportuno, conveniente o possibile migliorare una costruzione adibita ad abitazione o luogo di lavoro, e in effetti nessuno si sognerebbe di rifare gli interni di un palazzo storico o di una villa del Palladio. Di certo c’è però che la richiesta estiva di energia elettrica aumenterà ancora, e dover ripartire con la produzione dal nucleare diventa una necessità. Fa quindi piacere sapere che il centro di ricerca nucleare rumeno Raten, quello belga Sck-Cen, l’italiana Ansaldo Nucleare e l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), insieme con l’americana Westinghouse, abbiano ieri deciso di creare un consorzio per lavorare allo sviluppo di piccoli reattori modulari veloci che possano essere commercializzati in Europa. Il primo obiettivo, almeno per il Belgio, sarà mettere in funzione il primo impianto entro il 2040. Ovvero tra 17 anni, un periodo del quale però, almeno per ora, non possiamo prevedere di quanto ancora sarà cambiato il clima.

YOU MAY ALSO LIKE