Tecnologia
June 28 2014
Ci avete fatto caso? Da qualche tempo a questa parte il Web pullula di offerte all inclusive: musica illimitata, film illimitati, software illimitato, spazio di archiviazione illimitato. C’è tutto quello che avete sempre sognato per la vostra vita digitale a soli 9,99 euro al mese. Così, di primo acchito, sembra di essere davanti a uno di quei grandi buffet all you can eat di certi ristoranti di periferia, solo che qui al posto delle tartine e delle olive ascolane ci sono servizi e altri bocconcini digitali.
Vuoi ascoltare tutta la musica della storia della musica dai canti gregoriani agli Arcade Fire? Basta un abbonamento a Spotify Premium o a Deezer Premium+ al costo di 9,99 euro al mese. Vuoi una collezione pressoché illimitata di film in streaming? C’è l’abbonamento a Infinity Tv a 9,99 euro al mese. Hai bisogno di installare Office su tutti i PC e dispositivi mobili di casa ma non vuoi acquistare una licenza dedicata? No problem, Microsoft dispone di una versione del software come servizio (Office 365 Home) che costa - pensa un po' il caso - 9,99 euro al mese. Potrei andare avanti parlandovi dello spazio di archiviazione illimitato di Google Drive (9,99 dollari al mese, è notizia di questa settimana) o della nuova offerta di Adobe Creative Cloud (anche questa fresca di lancio) che offre Photoshop CC, Lightroom 5 e una serie di applicazioni mobili destinate ai fotografi al costo - ça va sans dire- di 9,99 euro; ma credo che abbiate capito il concetto.
UNA RIVOLUZIONE A 360 GRADI
Siamo in un’era, quella del cloud, che ci permette di avere letteralmente a portata di mano tutto ciò di cui abbiamo bisogno per l'intrattenimento e la nostra vita professionale. Non c'è storia: la possibilità di radunare tutti i beni digitali sulla nuvola del Web conviene a tutti. Conviene agli utenti che possono disporre di un database pressoché illimitato di contenuti accessibili in qualsiasi momento e da qualsiasi dispositivo (PC, smartphone, tablet, ecc), conviene ai titolari della proprietà intellettuale (le major, discografiche, cinematografiche, le softwarehouse) che possono offrire un’offerta finalmente competitiva per fronteggiare il fenomeno della pirateria, e conviene ovviamente agli sviluppatori di applicazioni che possono guadagnarci da questa transazione fra domanda e offerta.
Non è solo questione di abbondanza. La vera rivoluzione dei servizi cloud sta nel suo modello di fruizione. Gli utenti si stanno sganciando dall’acquisto fisico di beni digitali per entrare in una nuova dimensione nella quale più che il contenuto conta il servizio, l’utilizzo pratico. Dal download su iTunes si passa allo streaming, dall’acquisto del dvd alla visione on demand dei film, dalla licenza software al software-as-a-service. Potremmo quasi dire che tutti i tasselli del nostro mondo digitale stanno diventando commodity, al pari dell’elettricità e dell’acqua potabile. Non è un caso che il modello di tariffazione scelto sia proprio quello dell’abbonamento, che si traduce a tutti gli effetti in una bolletta.
CHI CI GUADAGNA DAVVERO?
Ma siamo davvero sicuri che questo modello alla lunga non si riveli una trappola? Se analizziamo le singole offerte, limitandoci a guardare nell’arco temporale di un anno, le proposte cloud appaiono sicuramente molto competitive. 120 euro all’anno per avere 20 milioni di tracce sempre disponibili non è roba da poco; alla stessa cifra ci puoi comprare - sì e no - 7 compact disc o una decina di album su iTunes. È evidente, però, che se consideriamo l’intero Universo dei serivizi cloud le cifre diventano più importanti. Prima o poi la domanda ce la porremo tutti: è meglio pagare 5/6 bollette mensili da 9,99 euro per contenuti e servizi senza limiti o restare al modello di compra-vendita classica nel quale si acquista solo quello che serve?
In questo senso l’offerta omnicomprensiva lanciata da Amazon negli Stati Uniti - musica, film, serie TV e consegne gratuite su molti beni presenti sul suo marketplace al costo di 99 dollari l’anno - sembra poter mettere tutti d’accordo. Soprattutto se, come sembra, anche gli altri giganti dell’informatica (Apple e Google in testa) seguiranno l’esempio, facendosi magari un po’ di concorrenza. Arrivati a questo punto l’abbondanza non conta più. Ci vuole qualcuno che ci semplifichi davvero la vita, offrendoci un unico scrigno digitale pieno di ogni ben di Dio a un solo clic di distanza.