Regolarizzazione colf e badanti, cosa prevede il Decreto Rilancio

Sarà l'ennesimo colpo ai danni degli imprenditori e delle famiglie italiane. Le norme che prevedono la possibilità di regolarizzare colf, badanti e lavoratori stagionali contenuta nel pachidermico Decreto Rilancio finirà per pesare sulle tasche dei datori di lavori, delle famiglie italiane e delle piccole e medie imprese in un momento quanto mai difficile dove, l'ultima cosa che sarebbe servita, era un nuovo balzello.

Si tratta di una moratoria che prevede un primo versamento forfettario da 400 euro a lavoratore giunto in Italia in maniera irregolare che dovrà essere pagato dal datore di lavoro perché la posizione del migrante possa essere regolarizzata. Come se non bastasse bisognerà versare un contributo per le somme dovute a titolo retributivo, contributivo e fiscale da determinarsi con successivo decreto ministeriale. E un altro da 160 euro in capo al migrante che ottenga il permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi per la ricerca di lavoro, che può essere convertito in permesso per motivi di lavoro in caso di assunzione.

E' una norma che dovrebbe favorire l'entrata nelle casse dello Stato di contributi pari a 91,56 milioni di euro: soldi che arrivano dalle tasche già vuote degli imprenditori. Un carico pesantissimo con una platea di stranieri interessati di 264mila persone.

Come funziona

La richiesta di emersione dal lavoro nero può essere effettuata tanto dal datore di lavoro quanto dal lavoratore attraverso due modalità differenti.

Se è il lavoratore a chiedere l'istanza di emersione (cittadino straniero con permesso di soggiorno scaduto almeno dal 31 ottobre 2019) dovrà versare 160 euro. In questo modo avrà diritto a un permesso di soggiorno della durata di 6 mesi entro i quali avrà la possibilità di trovare un lavoro regolare. Alla scadenza dei sei mesi, con contratto di lavoro, il suo permesso di soggiorno temporaneo verrà convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Nel caso in cui fosse invece l'imprenditore o il datore di lavoro a voler regolarizzare la badante o la signora delle pulizie dovrà sganciare 400 euro subito più i contributi dovuti in base alla CCNL del settore a seconda del periodo in cui il migrante irregolare ha prestato servizio in casa. Per una famiglia media in questo momento si tratta di un ulteriore onere difficile da sostenere dopo due mesi di lockdown.

Quando richiedere la moratoria

Sia l'istanza di rilascio del permesso di soggiorno temporaneo sia quella di emersione del lavoro in nero potranno essere presentate tra il primo giugno e il 15 luglio. Nel primo caso il migrante dovrà recarsi in questura, nel secondo il datore di lavoro dovrà presentare domanda all'Inps allo sportello unico per l'Immigrazione.

Nel testo della legge si legge che sono esclusi dalla possibilità di presentare istanza di emersione i datori di lavoro che nei cinque anni precedenti abbiano avuto condanne anche non definitive per caporalato, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite, riduzione in schiavitù, sfruttamento del lavoro. Allo stesso modo, non sono ammessi alle procedure i migranti condannati per gli stessi reati, per droga, per delitti contro la libertà personale o che siano stati anche solo segnalati per terrorismo considerati una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato.

E come di consueto per chi chiede la regolarizzazione scatta l'immunità: tutti i procedimenti penali a carico del lavoratore vengono sospesi e anche quelli amministrativi di violazione delle norme sull'immigrazione e lo stesso nei confronti dei datori di lavoro che hanno assunto stranieri clandestini.

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