Economia
February 21 2024
Le colonnine di ricarica per l’auto elettrica in Italia hanno superato quota 50 mila, per la precisione sono 50.678 in aumento del 38% in un anno. Dunque tutto bene? Non proprio. Perché il 18% delle infrastrutture installate è inutilizzabile visto che la burocrazia impedisce il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia. Non solo: numerose colonnine sono inservibili a causa di inefficienze, vandalismi e soste vietate. A conti fatti, insomma, ad essere davvero operative sono il 50% di quelle installate. Infine pochissime sono le “spine” veloci: su 50.678, ben 43.564 hanno una potenza inferiore a 50 kW (con tempi lunghissimi per il “pieno”), mentre solo 4.579 vanno da 50 a 149 kW, e 2.535 da 150 kW in su.
L’associazione della filiera dell’auto elettrica E-Motus, spiega che (visto che si è superata la soglia delle 50 mila centraline) nell’86% del territorio nazionale ora mediamente è presente almeno un punto di ricarica. E che dunque un automobilista può trovare un punto di rifornimento nel raggio di 10 chilometri. In realtà la situazione è ben diversa: delle poco meno di 30 mila spine davvero funzionati la maggior parte è collocata al Nord (il 58% del totale), seguito da Sud e Isole al 23%, e dal Centro al 19%. Insomma in talune aree della Penisola la centralina di ricarica resta un miraggio.
Inoltre, anche al Nord i punti di ricarica sono posizionali per la maggior parte dei casi nelle grandi città o nelle immediate vicinanze. Per quanto riguarda poi le prese in autostrada, manca la pubblicazione da parte di quasi tutti i concessionari dei bandi previsti per l’installazione delle stazioni. Nonostante questo i punti di ricarica sono arrivati a 932 punti, il 61% dei quali con potenza superiore ai 150 kW, così che un’area di servizio su tre è dotata di colonnine, un numero assolutamente insufficiente per supportare un traffico di auto elettriche solo minimamente sostenuto.
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