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March 21 2017
Dopo il caso Genova, con la sconfessione del risultato della votazione on line per la scelta del candidato sindaco che aveva incoronato Marika Cassimatis, figura non gradita ai vertici del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo ha ribadito il suo ruolo di garante del partito. “Fidatevi di me” (che non mi fido né di lei né delle persone che la sostengono) aveva scritto l'ex comico nel post con cui annunciava la sua “irrevocabile decisione” di non riconoscere il risultato di quella consultazione.
Adesso, per rispondere alle critiche di molti attivisti e anche di qualche parlamentare, Grillo rincara la dose: “se non vi sta bene, fatevi un altro partito”. Qualcuno sta già provvedendo: per iniziativa di chi è fuoriuscito dal Movimento o ne è stato espulso, in molti comuni al voto tra poche settimane sono già nate liste che ricalcano quella pizzarottiana “Effetto Parma”
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Si direbbe che Beppe Grillo preferisca perdere qualche pezzo piuttosto che ritrovarselo sul carro del vincitore a sparare sul conducente. I sondaggi gli danno ragione. Le cronache dei giornali sono farcite di dettagli su reali o presunte divisioni interne. Ma il gradimento elettorale non sembra affatto risentirne. Perché?
La "reale natura" del M5S
Secondo molti avversari del fondatore genovese, la reale natura del Movimento 5 Stelle sarebbe stata fin dalle origini celata sotto una sorta di velo di Maya. La verità potrebbe essere un'altra. Una qualsiasi formazione umana, compresi i partiti politici, non è un sasso sempre identico a se stesso al cambiare delle condizioni e del contesto esterni ma modifica se stessa insieme ad essi. Per cui non è tanto che oggi il M5S ci appare sotto una nuova luce nella sua “reale natura”. Piuttosto è che la “reale natura” è semplicemente cambiata.
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Alle origini
Quando quasi dieci anni fa apparvero i primi meetup, lo scopo di questi gruppi era sostanzialmente quello di riunire cittadini desiderosi di mettere le proprie competenze al servizio del bene comune. Generalmente contestando le amministrazioni locali su specifiche questioni: gestione dei rifiuti, decoro urbano, legalità, sostenibilità ambientale ecc. Non certo una novità, piuttosto un'evoluzione dei comitati di quartiere che già nel loro dna avevano sempre avuto l'equidistanza dai partiti tradizionali e l'istinto di ribellione nei confronti di presunte o reali casta e poteri forti (banchieri, costruttori, petrolieri, politici ecc.).
Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno fornito loro una cornice ideologica e un metodo di lavoro e organizzazione. Da qui appunto i meetup, il blog, le piattaforme on line, lo streaming da una parte e i principi della democrazia dal basso e diretta, dell'uno vale uno, della trasparenza, del giustizialismo, dell'antieuropeismo dall'altra. L'obbiettivo allora dichiarato era quello di scardinare il sistema. Il mezzo alla portata di tutti l'invettiva truce e generalizzata.
Lo sbarco in Parlamento
Quando nel 2013, a dispetto di tutti i pronostici, per la prima volta gli eletti grillini misero piede in massa in Parlamento, lo fecero presentandosi armati di apriscatole. In seguito armati di cartelli grondanti insulti (“siete morti che camminano” rivolto ai colleghi). Poi salirono anche sul tetto di Montecitorio. Un modo di fare politica forgiato su un sentimento di anti-politica per cui non serviva né una preparazione specifica né competenze particolari.
Tanto che deputati e senatori si ritrovarono anche ex commessi, casalinghe, autisti di autobus (basta con i politici di professione!). Uno valeva uno quanto un “vaffa” valeva l'altro. All'epoca, e anche negli anni successivi, al Movimento 5 Stelle non interessava nemmeno fare opposizione, gli bastava fare casino. Trasformare il Parlamento, i social network, il dibattito pubblico in generale nello sfogatoio nazionale del risentimento personale (più che del reale malessere sociale) di ciascuno.
La nuova fase
Oggi non è più così. Quella fase, nella testa del fondatore superstite, è superata. La successiva prevedeva infatti non più il ribaltamento di tutte le istituzioni presenti in Italia e in Europa, bensì l'incardinarsi stabilmente in esse e quindi la selezione di una nuova classe dirigente in grado di guidarle. Con le attuali prese di posizione Beppe Grillo sta quindi solo cercando di adattare le caratteristiche della creatura politica partorita insieme a Casaleggio alle condizioni presenti e agli obbiettivi futuri.
Superare gli errori del passato
Fallito il primo banco di prova, quello romano, Beppe Grillo ha capito che il sistema adottato finora non era più in grado di fornire le necessarie garanzie. Per cui da una parte ha annunciato che una parte degli attuali parlamentari non sarà ricandidata (vedrete che non si tratterà solo dei meno ortodossi ma anche dei meno capaci), dall'altra, con l'iniziativa di Genova, ha stabilito che per candidarsi con il simbolo dei 5 Stelle non basteranno più i requisiti minimi previsti dallo Statuto, ma servirà anche superare una sorta di test di qualità di cui lui e lui solo sarà il giudice e garante assoluto.
Selezionare i più adatti
E questo semplicemente perché si è reso ai suoi occhi evidente che a governare il Paese, le città, le regioni, non potrà spedire dei trolls come sul web. Se in televisione un Di Battista funziona meglio di un altro e la ferrea gestione della comunicazione pentastellata ha assicurato che ogni performance televisiva fosse accompagnata da picchi di share, a maggior ragione sarà richiesta preparazione, fedeltà ed efficienza ai candidati premier, ministri, parlamentari, sindaci e consiglieri a vari livelli. Quanto meno per evitare il ripetersi di episodi di ammutinamento, come nel caso di Federico Pizzarotti e dei suoi sempre più numerosi emuli, e di manifesta incapacità come in quello di Virginia Raggi.
Il tradimento delle origini
Si tratta di un tradimento del purismo delle origini? Può darsi, ma è argomento che appassiona più i suoi detrattori e avversari (convinti di poter così recuperare terreno) che non i sostenitori. A Beppe Grillo si potrebbe richiedere di essere coerente con almeno uno dei dogmi fondativi, quello della trasparenza, ed esplicitare le nuove condizioni, finalità e regole di ingaggio del Movimento 5 Stelle 2.0. Ma tutto sommato lo ha già fatto attraverso una serie di iniziative (vedi le vicissitudini al Parlamento europeo) e gli ultimi interventi sul blog.
Il nuovo M5S
Da movimento orizzontale, i 5Stelle si sono trasformati in un partito padronale, a vocazione fideistica, con una rigida struttura piramidale interna che impone il proprio programma alla base, cambia idea quando vuole senza richiederne l'autorizzazione agli iscritti e seleziona, autonomamente da essi, i propri dirigenti e rappresentanti nelle istituzioni. E in futuro potrebbe anche decidere di allearsi con altre forze politiche se risulterà funzionale ai propri obbiettivi quanto fino a oggi lo è stato il non farlo.
Perché non perderà consensi
Così Beppe Grillo rischia di veder fuggire gli elettori in massa? Finora l'unica flessione nel consenso sembrerebbe registrarsi a Roma. Un errore che Grillo sta riconoscendo e che non intende ripetere. Per il resto, proprio all'indomani della decisione sulla candidatura per le comunali di Genova, secondo Ipsos il M5S avrebbe raggiunto il suo massimo storico al 32,3% staccando di ben 5 punti il Pd in flessione di oltre 3 punti al 26, 8%. La prova evidente che non esiste più alcuna connessione tra consenso e come Beppe Grillo decide di gestire gli affari interni del suo Movimento anche quando decide di riporre nel cassetto dei ricordi il feticcio dell'originaria democrazia diretta. Nonostante tutto, infatti, nonostante abbia ormai assunto alcune delle caratteristiche di alcuni partiti tradizionali, per un'ampia parte di elettorato (anche se ancora non maggioritaria) il M5S rappresenta ancora l'alternativa più concreta e attraente rispetto al resto dell'attuale offerta politica italiana.