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August 07 2018
Barack Obama ha rotto il silenzio e sembra pronto a tornare in scena. Non in prima persona, o almeno non in questa fase. Le sue presenze, però, sono diventate più frequenti nelle ultime settimane. L'ultima in ordine di tempo è stato il suo endorsment a 81 candidati democratici in vista delle elezioni di Midterm, il voto di metà mandato in programma a novembre negli Stati Uniti. Ma si tratta solo di una "prima ondata" ha assicurato l'ex Presidente via Twitter.
Si tratta del primo ritorno sulla scena politica statunitense per l'ex inquilino della Casa Bianca, dopo un periodo nel quale, nonostante i "corteggiamenti" dei milioni di fans ed elettori democratici (e dei delusi da Trump), Obama non ha ceduto alle lusinghe, restando in ombra e dedicandosi alla sua Fondazione.
Ora, per la prima volta, l'ex Presidente è intervenuto nell'agone politico che si annuncia senza esclusione di colpi da qui a novembre, quando gli americani saranno chiamati, con le elezioni di Midterm, a rinnovare completamente la Camera dei Rappresentanti, un terzo del Senato e i Governatori di 36 Stati.
"Sono orgoglioso di appoggiare una così ampia e notevole gamma di candidati Democratici, leaders così diversi tra loro, patriottici e dal cuore grande come l'America che hanno intenzione di rappresentare" ha twittato Obama, allegando una lista di 81 nomi in corsa per le diverse cariche, compresi 14 Stati. Una prima ondata, come chiarito nel tweet, alla quale evidentemente ne seguiranno altre.
La posta in gioco, d'altro canto, è grande ed evidentemente il ritorno sulla scena politica di Obama è stato molto più che caldeggiato, come testimoniato dallo stesso ex presidente, che ha motivato così la sua scelta: "Sono fiducioso che, insieme, rafforzeranno questo Paese che amiamo ridando opportunità, ripristinando le nostre alleanze e la nostra reputazione nel mondo, e sostenendo il nostro fondamentale impegno per la giustizia, l’equità, la responsabilità e il diritto. Ma prima, hanno bisogno dei nostri voti” ha scritto ancora Obama su Twitter.
Lo sguardo è rivolto, dunque, al voto autunnale, che sta scaldando l'elettorato, come fors enon mai fino ad ora.
A novembre gli americani saranno chiamati al rinnovo completo della Camera dei Rappresentati, alla scelta di un terzo dei Senatori e di 36 Governatori. Dalle urne potrebbe uscire uno scenario nuovo, destinato a pesare sul futuro di Donald Trump e della presidenza. I sondaggi, ad ora, confermano che l'interesse nei confronti dell'appuntamento è elevato.
Secondo i dati relativi alle scorse settimane del Pew Research Center, che ha intervistato un campione di 2.002 persone (1608 delle quali già "registrate" per essere ammesse al voto), il vero punto centrale sarà il controllo del Congresso, come dimostrato dal titolo del sondaggio stesso: Voters More Focused on Control of Congress - and the President - Than in Past Midterms.
Per quasi 7 americani su 10 (il 68%) le elezioni saranno decisive per determinare quale partito controllerà il Congresso. A pesare è senza dubbio l'opinione sull'operato di Donald Trump fino ad ora: sia per i Democratici che per i Repubblicani, sarà proprio il gradimento del Presidente a determinare la scelta alle urne. Interessante notare che per la prima volta oltre la metà degli intervistati (51%) si è detto entusiasta di votare, con una percentuale mai così alta da 20 anni a questa parte.
Per il 61% dei Democratici, inoltre, si tratterà di un voto contro Trump. In questo caso, però, esiste un precedente peggiore: il 65% degli elettori Democratici si disse contrario a Bush in occasione delle elezioni di metà mandato del 2006. In compenso, se in quello stesso voto i Repubblicani dichiaratisi "pro Bush" furono il 33%, alle oggi coloro che sono pronti ad appoggiare Trump sarebbero, secondo il sondaggio, il 65%.
Dopo la pesante sconfitta di Hillary Clinton, l'endorsment di Obama diventa ora provvidenziale per serrare le fila e convogliare il voto democratico in chiave anti-Trump. Ma su quale candidato? Sembra ancora troppo presto per dirlo, ma di certo le "indicazioni" dell'ex Presidente potrebbero diventare fondamentali già nelle prossime settimane e a ridosso dell'appuntamento elettorale.
Molti i nomi circolati di recente, alcuni dei quali scomparsi ancora prima dell'inizio vero e proprio della campagna elettorale. Oprah Winfrey pare essersi già defilata. Lo stesso sembra potersi dire dell'ex-sindaco di New York, Cory Booker, del senatore dell'Ohio, Sherrod Brown, o del primo cittadino di New York, Bill De Blasio. Più probabile l'impegno ufficiale della senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, 69 anni, orientata a sinistra. Secondo il New York Times, avrebbe già iniziato a reclutare i propri collaboratori e mirerebbe a compattare la base del partito dove gode di un certo sostegno.
Oltre ai nomi del sindaco di San Antonio (Texas), Julian Castro, e del Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, rimane quotato quello di Joe Biden, 75 anni e molto vicino proprio a Obama.
Biden è già stato candidato alla Presidenza due volte e, secondo il NYTimes, sarebbe pronto ai primi comizi a partire da settembre. Nonostante la sua età, l'obiettivo sarebbe quello di fare breccia tra i giovani elettori democratici.
In quest'ottima non sembra una casualità la "paparazzata" (apparentemente una "sorpresa") di Barack Obama proprio insieme a Joe Biden, nella panetteria Dog Tag Bakery di Washington. L'ex capo della Casa Bianca si è messo in fila, come tutti i clienti. Da Obama è arrivato un ringraziamento agli ex veterani di guerra con disabilità assunti dal locale per reintegrarli nella società civile."Sono orgoglioso del vostro impegno sociale" ha dichiarato Obama in una sorta di comizio improvvisato, affiancato dal suo vice.
Biden al momento non ha annunciato alcun impegno ufficiale, ma sembra stia sondando il terreno, presentandosi come un possibile candidato che non sia espressione di quelle figure istituzionali, uscite sconfitte alle ultime presidenziali e in questo l'appeal Obama, proprio tra la popolazione più giovane, potrebbe avere un peso notevole.
Sempre di recente Obama è intervenuto con un discorso (questa volta ufficiale) a Johannesburg, davanti a 15mila persone in occasione della cerimonia per il centenario della nascita di Nelson Mandela. Pur non nominando Trump, le sue parole sono risultate un chiaro riferimento (critico) alla politica del suo successore. Obama ha denunciato "la politica della paura, del rancore", così come l'affermarsi della figura dell'"uomo forte" da più parti nel mondo, che secondo l'ex Presidente era "inimmaginabile solo qualche anno fa".
Nel suo intervento, all'indomani del vertice tra Trump e Putin in Finlandia, Obama ha proseguito scandendo: "Non posso trovare terreno comune con qualcuno che ritiene che i cambiamenti climatici non siano una realtà, mentre la quasi totalità degli scienziati nel mondo dice il contrario", condannando poi il ricorso eccessivo e distorto ai social media.
"Siamo a un bivio - afferma Obama - un momento in cui due visioni molto diverse del futuro dell'umanità competono per i cuori e le menti dei cittadini nel mondo. Lasciatemi dire ciò in cui io credo. Credo nella visione di Nelson Mandela, credo nella visione condivisa da Gandhi, da Martin Luther King e da Abramo Lincoln. Credo in una visione di equità, giustizia, libertà e democrazia multirazziale basata sul principio che tutte le persone sono create uguali e investite dal nostro creatore di diritti inalienabili. E credo che un mondo governato da tali principi sia possibile. Ecco cosa credo" ha aggiunto.
Immancabile lo slogan che lo aveva portato dritto a Washington, quel Yes, we can che la folla ha scandito durante il suo intervento, forse sognando un ritorno in campo in prima persona per l'ex inquilino della Casa Bianca tra i più amati della storia recente.