Economia
July 06 2017
Da strumenti di interazione a propagatori di odio: purtroppo, le piattaforme di social media si prestano a moltissimi utilizzi e c'è chi ne approfitta per lanciare messaggi aggressivi e intollerabili. Si tratta di un fenomeno nuovo, cui è difficile porre rimedio. Sinora ci si è affidati ai codici di condottainterni applicati da Facebook, Twitter e compagni, ma la sensazione sempre più diffusa è che non basti affidarsi alla buona volontà di imprese il cui fine ultimo resta il profitto e non la tutela della collettività. Il primo paese che sta cercando di esplorare qualche soluzione è la Germania, dove il Bundestag ha approvato una nuova normativa che disciplina il settore.
La legge prevede che tutti i portali con più di due milioni di utenti debbano sorvegliare il contenuto che viene pubblicato online e rimuovere ogni messaggio che abbia contenuti criminali nell'arco di ventiquattr'ore. Laddove i contenuti non siano ovviamente contrari alla legge, ma siano volti a fomentare l'odio in rete, il tempo per cancellarli sale a una settimana. Per garantire che la nuova normativa venga rispettata, le autorità tedesche potranno erogare sanzioni-monstre. Si parte da cinque milioni di Euro, per arrivare fino ad addirittura dieci volte tanto nei casi più gravi. Secondo il Ministro della Giustizia Heiko Maas, infatti, l'esperienza ha dimostrato che, senza sanzioni, i grandi social media non hanno fatto abbastanza per combattere la piaga dell'odio online.
L'obiettivo è anche quello di porre un freno al diffondersi di notizie false che danneggino profondamente le persone coinvolte. L'opinione pubblica tedesca, infatti, è molto sensibile su questo tema, dopo alcuni episodi che hanno riempito non solo gli schermi dei computer, ma anche le prime pagine dei giornali: il più recente ha coinvolto un parlamentare Verde, travolto da aggressioni virtuali dopo aver pubblicato un post su Facebook che è stato stravolto e presentato come una dimostrazione di solidarietà nei confronti di un profugo colpevole di omicidio.
Le reazioni al voto del Bundestag sono state variegate. Facebook (che in Germania conta su trenta milioni di utenti) ha dichiarato di condividere l'obiettivo di frenare i contenuti aggressivi, ma alcuni gruppi di attivisti per i diritti umani hanno già preannunciato un ricorso alle corti dell'Unione Europea.