Come un gatto in tangenziale 2. I flop dei sequel
Ci risiamo. Film che sbanca si ripete. Nel 2017 Come un gatto in tangenziale riempì le sale cinematografiche italiane di risate, con la vincente accoppiata Paola Cortellesi & Antonio Albanese in un esilarante incontro-scontro fra due ambienti sociali agli antipodi, la Roma coatta borgatara e fracassona che va al mare a Coccia di Morto e quella da centro storico e spiagge appartate, intellettuale e snob. Incassi da oltre 10 milioni di euro. Immancabile, come una coda sul raccordo anulare, ecco il sequel, Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto(dal 26 agosto al cinema). Stessi protagonisti, stesso regista, Riccardo Milani, che negli ultimi anni più volte ha diretto la moglie Cortellesi, spesso con discreto successo.
Pur tendenzialmente poco amanti dei sequel, che troppo spesso cavalcano le onde lunghe dei successi e meno le idee, aspettavamo Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto con un certo entusiasmo, desiderosi di nuove risate e rinfrescante leggerezza. E, soprattutto, di nuova linfa per le sale italiane bisognose di incassi. Ma quell'effervescenza di quattro anni fa si è persa… in tangenziale. Sono affidate a Paola Cortellesi le poche scene che fanno davvero spanciare, più gag che battute scoppiettanti alla Woody Allen (come la sequenza in cui Paola canta Vecchio di Renato Zero). Oppure sono le gemelle cleptomani Pamela e Sue Ellen (ovvero Valentina e Alessandra Giudicessa) l'escamotage comico. La sceneggiatura, soprattutto sul finale, si arriccia su un elogio della cultura che sembra un po' rabberciato. Anche le classi più popolari possono gradire e nutrirsi di spettacoli teatrali, film, mostre d'arte, certo, ma la sorpresa con cui il personaggio di Cortellesi lo scopre sa un po' di semplicistico.
La speranza è sempre e comunque una: che Come un gatto in tangenziale 2, al botteghino, segua le orme del primo. Non c'è bisogno di flop, ora, per le tasche degli esercenti italiani.
Ripercorriamo alcuni sequel che sono stati tout cort dei flop, nelle critiche e negli incassi. Tanto da rischiare anche di compromettere qualche carriera (vero George?).
Grease 2, il sequel dimenticato
Grease ebbe un sequel?, si chiederà qualcuno stupito. Ebbene sì, quattro anni dopo, un sequel dimenticato. Che oggi può essere ricordato solo per un motivo: Grease 2 (1982) fu il primo ruolo da protagonista di Michelle Pfeiffer. Per il resto fu mal accolto da critica (definito «una sfacciata ricostruzione del suo predecessore molto più divertente»), e anche dal pubblico: negli Stati Uniti incassò poco più 15 milioni di dollari, a fronte di un budget di produzione di 11 milioni, ben diverso dai 132 milioni di incasso del cult con John Travolta e Olivia Newton-John. Tra i più scontenti ci fu co-creatore di Grease, Jim Jacobs, non coinvolto nel progetto.
Sin city 2: addio Sin city 3
Erano davvero tante le attese per Sin city 2 (anche in senso letterale, il regista Robert Rodriguez fu addirittura citato in giudizio dal produttore per aver causato ritardi nella lavorazione e sforamenti nel budget). Ma il sequel del cult esplosivo del 2005 fu un fiasco. Le recensioni furono contrastanti (non del tutto negative), gli incassi inequivocabili: guadagnò 39 milioni di dollari contro un budget di produzione di 65 milioni.
C'era in programma la realizzazione di un Sin city 3, che dopo il 2 naufragò.
Batman & Robin, il flop di George Clooney
Sequel di Batman Forever (1995), sempre diretto da Joel Schumacher, Batman & Robin (1997) è il flop dei flop, tacciato di essere uno dei film peggiori di sempre. Per la serie cinematografica su Batman fu la fine, temporanea, prima del riavvio affidato nel 2005 alla regia di Christopher Nolan e alla recitazione di Christian Bale. Per George Clooney fu la grande onta nella carriera, che rischiò anche di esserne compromessa.
Eppure, agli incassi, il film superò i costi di produzione: oltre 238 milioni di dollari contro un budget di 160 milioni. Il primo weekend di programmazione fu fortunato, ma poi ci fu un crollo probabilmente dovuto al passaparola negativo.
A distanza di anni, Clooney ha tuttora una sorta di trauma legato al film: quando lo rivede, prova quasi un dolore fisico al ricordo del fallimento e della sua deludente interpretazione nei panni di Batman.
S. Darko, il sequel aborrito dai fan
Donnie Darko, opera prima di Richard Kelly, nel 2001 uscì in sordina ma pian piano divenne un cult, tanto che quando fu riproposto al cinema nella versione director's cut fu un successo.
Nel 2009 osarono farne un sequel, S. Darko, incentrato sulla sorellina di Donnie, con sommo disappunto dei fan dell'originale. Kelly, contrario al progetto, se ne dissociò.
Ampiamente stroncato dalla critica, negli Stati Uniti uscì direttamente in dvd.
Blues Brothers - Il mito continua, talento al vento
Da B.B. King a Billy Preston, da Aretha Franklin a Eric Clapton: i più grandi nomi del blues e del rock sono stati assemblati per un sequel debolissimo (titolo originale Blues Brothers 2000). Dopo la commedia cult The Blues Brothers - I fratelli Blues (1980), il regista John Landis ha provato il bis 18 anni dopo. Ma l'assenza di John Belushi è una voragine. La critica nazionale, statunitense, fu dura, più soft le recensioni al di là dell'Oceano.
Gli incassi furono asfittici: poco più di 14 milioni di dollari, contro un budget di 31 milioni.
Una curiosità su Bentornato Presidente
La moda dei sequel è molto percorsa a Hollywood, soprattutto dai grandi studios. Ma anche in Italia appena una commedia ha successo si apre l'idea del sequel. La saga diSmetto quando voglioalla fine sembrava non voler smettere mai (seguirono Smetto quando voglio - Masterclass e Smetto quando voglio - Ad honorem). A volte ci sono anche sequel fortunati e d'autore. Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, pur avendo una regia più scherzosa de I soliti ignoti di Mario Monicelli, ne ricalcò il buon esito.
Riccardo Milani, il regista di Come un gatto in tangenziale 1 e 2, nel 2013 ha firmato la regia di Benvenuto Presidente!, piacevole commedia con Claudio Bisio che ebbe un ottimo botteghino, 8,5 milioni di euro. Non è mancato, ovviamente, il sequel, sei anni dopo con Bentornato Presidente, ma senza Milani alla regia: ecco, gli incassi furono decisamente peggiori, 1,5 milioni di euro, a fronte di un budget di 4 milioni e mezzo.
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