Economia
February 24 2016
La previsione più fosca, almeno nelle ultime 24 ore, l'hanno fatta gli analisti di Hsbc. Secondo gli esperti della nota casa d'affari, infatti, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea - la cosiddettaBrexit - potrebbe far calare le quotazioni della sterlina di almeno il 15-20% nei confronti del dollaro (e probabilmente anche dell'euro), facendo salire l'inflazione nel Regno Unito sopra il 5%.
A una conclusione simile sono giunti gli analisti di Morgan Stanley che, oltre a paventare il rischio di una discesa a due cifre per la divisa britannica, prevedono anche un possibile calo del pil di almeno mezzo punto. Saranno in molti, dunque, ad attendere con il fiato sospeso l'esito del prossimo referendum del 23 giugno, quando il popolo d'Oltremanica sarà chiamato a decidere se restare o no in Europa.
“Lo scenario è molto incerto e la volatilità della sterlina rimarrà alta per i prossimi 4 mesi, almeno fino al responso delle urne”, dice Carlo Alberto De Casa, a capo dell'italian desk di ActivTrades, broker con sede nella City di Londra, specializzato nella negoziazione di valute. Non è un mistero che la comunità finanziaria, poco amante dei cambiamenti che portano instabilità, faccia oggi il tifo per la permanenza del Regno Unito nell'Ue.
Per questo, De Casa definisce "irresponsabile" la discesa in campo di Boris Johnson, popolare sindaco di Londra, membro del partito conservatore come il premier David Cameron e sostenitore dell'uscita della Gran Bretagna dall'Europa. "Un'eventuale Brexit aprirebbe scenari sconosciuti", dice l'analista di ActivTrades,"ed è davvero difficile fare ipotesi su cosa può accadere nel lungo termine".
Non a caso, un paio di giorni fa, sono bastate poche dichiarazioni di Johnson a favore del sì al referendum per far scendere le quotazioni della sterlina dell'1,5% nei confronti del dollaro e dello 0,7% sull'euro. Gli investitori, insomma, devono mettere in conto qualsiasi ipotesi.
Per chi è disposto a rischiare un po', tuttavia, la possibile altalena della moneta britannica sui mercati valutari non espone solo a rischi ma offre pure qualche occasione di guadagno. L'importante è azzeccare la scommessa, visto che la campagna elettorale per il referendum sarà lunga e non sono esclusi improvvisi colpi di scena e ribaltamenti di fronte.
Di solito, gli investitori più esperti che vogliono puntare sui rialzi e i ribassi di una moneta, utilizzano le piattaforme dei broker specializzati nel Forex, il mercato dei cambi. Per i piccoli risparmiatori privati che hanno un po' meno dimestichezza con la finanza, pur non essendo proprio dei neofiti, ci sono invece alcuni strumenti acquistabili sul listino di Piazza Affari e facilmente negoziabili come un qualsiasi titolo azionario.
Si tratta degli Etc, prodotti finanziari il cui valore segue quello di un'attività sottostante, per esempio di una materia prima o un tasso di cambio. La società britannica Etf Securities, per esempio, ha creato diversi etc legati proprio al cambio tra la divisa britannica e l'euro.
Per chi scommette su una ripresa delle quotazioni della sterlina, che oggi è ai minimi da 7 anni, c'è per esempio l'Etfs Long Gbp Short Eur che ha perso oltre il 3,5% nell'ultimo mese e il 7,6% in un semestre, proprio a causa del tonfo della moneta d'Oltremanica.
Per chi invece vuole mettere in atto delle strategie di segno opposto e pensa che la divisa britannica si deprezzerà fino al referendum (o anche dopo), c'è invece l'Etfs Short Gbp Long Eur, le cui quotazioni hanno un andamento inverso rispetto a quello della sterlina: se quest'ultima perde valore, il prezzo dell'etc sale invece in egual misura.
Qualche prodotto per scommettere sulla divisa d'Oltremanica (in questo caso solo sui rialzi) è disponibile anche nel variegato mondo del risparmio gestito. Sul mercato italiano, infatti, sono venduti attualmente più di 50 fondi comuni che investono in strumenti di liquidità (cioè in titoli di stato e bond di breve scadenza) denominati in sterline.
Dall'inizio dell'anno tutti questi prodotti, che sono stati creati anche da importanti case d'affari come Fidelity, JpMorgan e Goldman Sachs, hanno perso quasi circa 5 punti percentuali. La caduta della sterlina e l'incognita Brexit, infatti, si sono fatte sentire anche sulle loro performance.