Antonio Banderas, Penélope Cruz e Oscar Martínez nel film "Competencia oficial" (Foto: Manolo Pavon)
Lifestyle
September 04 2021
E finalmente a Venezia arrivano Mariano Cohn e Gastón Duprat, con il loro umorismo intelligente che sorride di tic ed egocentrismi umani. Competencia oficial(in italiano Concorso ufficiale) riempie la Sala Grande del Palazzo del cinema (alla prima proiezione assoluta per la stampa) di risate e dà una vivace e necessaria spruzzata di ilarità. Film in concorso, ha un trio di grandi attori come protagonisti, gli spagnoli Penélope Cruz e Antonio Banderas e l'argentino Oscar Martínez, che prendono in giro il mondo… degli attori. E dei registi, dei produttori, dei festival. Insomma, il cinema, che viene mostrato da dentro, nei suoi ingranaggi preparatori a un film. Per loro tanti applausi, forse finora i più caldi. «Abbiamo riso molto sul set ma non c'è mai mancanza di rispetto. Non è una parodia», precisa lady Cruz, che è presente alla Mostra del cinema di Venezia in gara anche con Madres paralelas di Pedro Almodóvar (condivide il record di presenza in gara con il nostro Toni Servillo, che recita sia in È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino che in Qui rido io di Mario Martone).
Cruz interpreta una delle registe più apprezzate di Spagna, Lola Cuevas, artista anticonvenzionale, dalla folta capigliatura riccioluta, donna libera, sola, stravagante. Viene ingaggiata dal produttore don Humberto (José Luis Gómez), un imprenditore miliardario che, arrivato a 80 anni, vuole lasciare un segno importante del suo passaggio, magari un ponte intitolato a suo nome o… perché no?, un film iconico! Poco importa se lui e la cultura non hanno niente in comune. A don Humberto interessa solo che il film sia il migliore, con gli artisti migliori. Ecco allora che Lola/Cruz ha al suo servizio il rubacuori di Hollywood Félix Rivero (Banderas) e l'attore teatrale impegnato Iván Torres (Martínez). Entrambi sono due icone della recitazione. Sono molto diversi, uno osannato dalle masse, l'altro dai palati raffinati, ma hanno una profonda caratteristica comune: un ego spropositato. E una forte antipatia l'uno per l'altro.
«All'inizio la nostra idea era di mostrare la costruzione delle emozioni di un film grazie al lavoro degli attori, cosa che da spettatori di solito non vediamo, perché vediamo il film finito e non il lavoro preparatorio», spiega Duprat. «Alla fine è venuta fuori una sceneggiatura a molte mani, perché i nostri attori ci hanno aiutato molto con le loro idee, derivate dalla loro esperienza diretta».
È molto divertente osservare come nasce il film di Lola Cuevas: il plico con lo script pieno di collage e appunti, le parole urlate per preparare la voce alla recitazione, Félix/Banderas che ricorre al mentolo per piangere sul set e ha sul contratto che il suo viso non può essere toccato… E poi le tante manie da artista: Lola che non si depila le ascelle, Félix che mangia macrobiotico senza glutine solo made in Spain, Iván che ascolta musica colta sperimentale (dove il rumore del vicino che appende un chiodo viene confuso e ammirato come battito tribale fuori tempo).
Competencia oficial è capace di centrare debolezze e narcisismo degli artisti di cinema, ma così pure di ogni essere umano, con freschezza e ironia. Il duo argentino Cohn & Duprat ormai è ospite ricorrente del festival di Venezia: nel 2016 sorprese con lo spassoso e caustico Il cittadino illustre(El ciudadano ilustre), dove c'è sempre Oscar Martínez, questa volta nei panni di un premio Nobel per la letteratura che decide di tornare nel paese natio per ricevere un riconoscimento (per lui Coppa Volpi come migliore attore). Nel 2018 sono tornati con Il mio capolavoro, diretto solo da Duprat ma prodotto da Cohn, satira sul mondo dell'arte contemporanea.
Rispetto a Il cittadino illustre, che avevamo molto amato, Competencia oficial è meno incisivo, più estremo e macchiettistico, ma finora è tra i film più graditi tra quelli visti al Lido (nella lista personale mettiamo anche The card counter, The power of the dog e Last night in Soho).
«Abbiamo giocato attorno a una sorta di commedia, e questo è importante perché stiamo vivendo un momento in cui la risata è qualcosa quasi di sovversivo. L'unica ironia che si può fare deve essere politicamente corretta», commenta Banderas. «Abbiamo ridicolizzato i vari accessi che ti consentono di arrivare all'arte. Ci sono il successo, l'invidia, le insicurezze. Competencia oficial è una sorta di lente attraverso cui si vedono queste caratteristiche dell'essere umano, che qui sono riferite agli attori ma possono essere applicate a ogni genere di individuo, alla politica, ad altri campi».
Banderas e Cruz, che nel 2019 sono stati parte di Dolor y Gloria di Almodóvar anche se non si sono mai incrociati sul set, hanno raccontato alcuni aneddoti capitati anche a loro, nel dietro le quinte dei film, simili a quelli di Competencia oficial. «Ho recitato con un'attrice che, prima di fare le scene, urlava. La prima volta mi pareva ci fosse una mucca in stanza», sorride Banderas.
«Esercizi di voce e corpo ne ho visti fare e fatti parecchi», racconta Cruz. «Quando lavoravo a Non ti muovere sono stata senza depilarmi e con denti neri a lungo. Qualcuno mi diceva: 'Tu stai impazzendo'. Inoltre una mia amica attrice mi ha detto che un regista le ha chiesto di andare dallo psicologo un mese prima del film; lei è andata, ha aperto la porta dello psicologo e… si è trovata di fronte il regista».