Dal Mondo
May 02 2022
Si aggravano i sospetti di conflitto di interessi su Joe Biden a causa degli opachi affari di suo figlio Hunter. Affari in cui l’attuale presidente americano ha sempre detto di non essere mai stato coinvolto: una versione, questa, che tuttavia fa acqua. E non certo da oggi. Nell’ottobre del 2020, il New York Post pubblicò infatti una email, risalente all’aprile 2015, in cui un alto dirigente della controversa società energetica ucraina Burisma ringraziava Hunter per avergli organizzato un incontro a Washington col padre (che all’epoca era vicepresidente in carica degli Stati Uniti). Ricordiamo che Hunter era entrato nelle alte sfere di Burisma nell’aprile del 2014, nelle stesse settimane cioè in cui il genitore riceveva le deleghe da Barack Obama, per occuparsi della politica ucraina. Adesso, nuove rivelazioni mostrano ulteriori evidenze del coinvolgimento di Joe Biden negli affari del figlio.
Registri dei visitatori alla mano, Fox News ha infatti recentemente riportato che uno dei più stretti soci di Hunter, Eric Schwerin, è stato ricevuto alla Casa Bianca ben 27 volte durante gli otto anni della presidenza Obama (in cui, rammentiamolo, Joe ricopriva la carica di vicepresidente). In particolare, Schwerin ebbe un incontro con lo stesso Joe Biden nella West Wing il 17 novembre del 2010, oltre a numerosi meeting con stretti collaboratori ufficiali dell’allora numero due della Casa Bianca. Ecco alcuni esempi: il 20 maggio 2013 incontrò l’assistente di Joe Biden, Kathy Chung; il 28 marzo 2013 fu la volta del Director of Administration dell’allora vicepresidente, Faisal Amin; era invece il 13 febbraio 2010 quando Schwerin ebbe un meeting con Meg Campbell, assistente dell’allora second lady, Jill Biden. Va sottolineato in particolare un incontro tra lo stesso Schwerin e un’altra assistente di Joe Biden, Evan Ryan, il 28 ottobre 2009: quella stessa Evan Ryan che, moglie dell’attuale segretario di Stato Tony Blinken, ricopre al momento il ruolo di segretario di gabinetto della Casa Bianca. E non è finita qui: Fox News ha riferito infatti che, tra i vari incontri di Schwerin, se ne annoverano ben tre con Anne Marie Person nell'arco del 2016: costei aveva lavorato in Rosemont Seneca, società co-fondata da Hunter nel giugno 2009, fin quando nel 2014 non venne assunta nello staff di Joe Biden. Interessante notare che tutti e tre gli incontri avvennero nell'ufficio dell'allora vicepresidente, collocato all'interno della West Wing. Il che pone una domanda scontata: Joe era presente?
Come che sia, la stretta vicinanza di Schwerin ad Hunter è testimoniata da numerosi fattori: costui era infatti il presidente proprio di Rosemont Seneca e fu lui, in un’email del 2017, a dire al figlio di Biden che non aveva dichiarato al fisco 400.000 dollari fatturati con Burisma nel 2014. Schwerin si attivò inoltre, sempre nel 2017, per far avere una lettera di presentazione, scritta da Joe Biden, al figlio di Jonathan Li, che stava cercando di essere ammesso alla Brown University. Businessman cinese, JonathanLi era il Ceo di Bhr, società d’investimento co-fondata da Hunter e controllata da Bank of China. Ricordiamo, tra l’altro, che Hunter ottenne dalle autorità di Shanghai la licenza per costituire definitivamente Bhr appena pochi giorni dopo aver accompagnato suo padre in una visita ufficiale in Cina nel dicembre del 2013.
Alla luce di tutto questo, qualche domanda sorge spontanea. Per quale ragione Schwerin ha avuto un così alto numero di incontri con membri dello staff di Joe Biden, mentre costui era vicepresidente degli Stati Uniti? Per quale ragione, in particolare, incontrò lo stesso Biden nel 2010? È normale che esistessero delle porte girevoli tra Rosemont Seneca e lo staff dell’allora numero due della Casa Bianca? Interpellata di recente sulle numerose (e strane) visite di Schwerin, l’attuale portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha fondamentalmente glissato, dichiarando: “Non ho alcuna informazione in merito. Sarò felice di controllare e vedere se abbiamo altri commenti”. Risposta un po’ strana, visto che proprio lei, a gennaio 2021, disse che, con l’amministrazione Biden, “trasparenza e verità” sarebbero tornate.