Scenario di guerra Russia-NATO: si rischia il conflitto nucleare?

L’allarme lanciato da Bruno Kahl, capo dell’intelligence estera tedesca (BND), ha sollevato un’ondata di preoccupazione in tutta Europa. Kahl, durante un’audizione al Bundestag, ha dichiarato che il rischio di un conflitto militare diretto tra Russia e NATO è sempre più concreto, sottolineando che il Cremlino sta preparando le sue forze armate per un attacco di ampia portata. Secondo Kahl, l’obiettivo russo è testare i limiti dell’Occidente, minare la coesione della NATO e “spingere gli Stati Uniti fuori dall’Europa”.

Quale scenario potrebbe delinearsi? Liana Fix, esperta di politica estera presso il Council on Foreign Relations, ha ipotizzato che un attacco della Russia alla NATO entro il 2030 potrebbe innescare il conflitto più devastante che l’Europa abbia visto dalla Seconda Guerra Mondiale.

La NATO, vincolata dall’Articolo 5 del suo trattato, sarebbe obbligata a rispondere militarmente, trascinando l’intero continente in una spirale di violenza e instabilità. L’Articolo 5 sancisce il principio della difesa collettiva: un attacco contro uno o più Paesi membri è considerato un attacco contro tutti i membri dell’Alleanza. Questo principio è stato invocato una sola volta, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti.

In linea con le affermazioni dell’intelligence tedesca, Fix ha sottolineato che Mosca percepisce l’Occidente come un avversario da frammentare per indebolirne la capacità difensiva collettiva. Sfruttando abilmente le divisioni interne tra i Paesi membri della NATO, la Russia potrebbe indebolire la risposta collettiva dell’Occidente. Questo approccio le consentirebbe di consolidare la propria influenza in Europa, erodendo progressivamente la coesione strategica e diplomatica della NATO. In questo scenario, Mosca potrebbe trasformare le divisioni in veri e propri strumenti di destabilizzazione politica e militare nel continente.

Tra le numerose minacce che incombono sul panorama geopolitico, ce c’è ne una che desta particolare inquietudine: il rischio di un’escalation nucleare. Ulrich Kühn, direttore del Programma di Sicurezza Nucleare presso l’Istituto per la Ricerca sulla Pace e la Politica di Sicurezza di Amburgo, ha messo l’Europa in guardia, evidenziando la delicatezza della situazione. La Russia, che possiede uno dei più vasti arsenali nucleari del mondo, potrebbe ricorrere alla minaccia di utilizzare armi atomiche non solo per dissuadere la NATO da una risposta militare, ma anche per ottenere vantaggi strategici decisivi.

Il rischio non è più solo teorico. La sospensione della partecipazione russa al Trattato New START ha aggravato la situazione, poiché Mosca potrebbe aumentare rapidamente il proprio arsenale nucleare. Il trattato, firmato nel 2010 e prorogato fino al 2026, limitava a 1.550 le testate nucleari strategiche dispiegate da Russia e Stati Uniti. Tuttavia, nel 2023, il Cremlino ha deciso di sospendere la propria adesione, alimentando serie preoccupazioni sulla stabilità globale degli arsenali nucleari e riaccendendo i timori di una nuova corsa agli armamenti.

In questo clima di crescente tensione, l’unità dell’Occidente diventa cruciale. Se Europa e Stati Uniti non riusciranno a mantenere un fronte compatto nel sostenere l’Ucraina e nel difendere i valori democratici, la Russia potrebbe prevalere nella sua strategia a lungo termine. Come ha sottolineato Bruno Kahl, “la vera battaglia non è solo per l’Ucraina, ma per l’ordine mondiale”. Mosca non sembra intenzionata a rinunciare alle sue ambizioni geopolitiche; pertanto, la cooperazione tra le nazioni occidentali e il rafforzamento delle difese comuni rappresentano gli strumenti più efficaci per scongiurare che lo scenario peggiore diventi realtà.

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