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(Ansa)
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Il XX congresso del Partito comunista cinese. Una pietra miliare della storia cinese

Si è appena concluso il Ventesimo congresso nazionale del Partito Comunista Cinese (PCC), un incontro politico nel quale vengono stabilite le priorità generali del PCC e sono stati eletti i nuovi membri del Comitato Permanente del Politburo. Possiamo dunque valutare le prospettive della Cina verso il futuro in termini economico-commerciali e quale sarà l’effetto sulla comunità imprenditoriale europea in Cina.

Contesto Storico del Congresso Nazionale

Il Congresso Nazionale del PCC si tiene ogni cinque anni nei mesi di ottobre o novembre nella Grande Sala del Popolo di Pechino. Il suo obiettivo principale è quello di rendere pubblici i cambiamenti ai vertici del PCC e di approvare formalmente eventuali modifiche alla Costituzione cinese.

Il Congresso approva ufficialmente la composizione del Comitato Centrale, ovvero l’organo composto dai funzionari con il più alto tasso decisionale nel partito, nello stato e nella società. Durante il Congresso viene inoltre rilasciato il tradizionale rapporto politico, che descrive i risultati ottenuti dal partito nel quinquennio precedente e stabilisce le linee guida politiche per i cinque anni successivi. In aggiunta, durante l’Assemblea nazionale del popolo che si elegge ogni cinque anni vengono organizzate una serie di sessioni del Comitato Centrale che, dalla metà degli anni 90, si svolgono più o meno regolarmente su base annua.

I punti salienti del Ventesimo congresso:

PIL e Agenda di Sviluppo per il Futuro

L’iniziale ritardo nella pubblicazione dei dati sulla crescita economica da parte dell’Ufficio nazionale di statistica ha fatto scattare un campanello d’allarme tra i mercati, facendo affondare le azioni cinesi sulle borse di New York e Hong Kong ai minimi da molti anni a questa parte. Il tasso di crescita del 3.9%, annunciato bruscamente il 24 ottobre dopo il ritardo iniziale, è stato significativamente migliore rispetto all’aumento dello 0.4% registrato nel secondo trimestre, quando l’economia cinese è stata colpita dai diffusi lockdown dovuti al COVID-19, ma è ancora al di sotto dell’obbiettivo ufficiale di crescita del 5.5% stabilito dal governo all’inizio di quest’anno.

Mentre si prevede che gran parte del mondo dovrà affrontare difficoltà economiche nella seconda metà del 2022 e nel 2023, la Camera di Commercio Europea in Cina (in appresso denominata “la Camera europea”), nella sua ultima pubblicazione del rapporto “European Business in China Position Paper” (ed. 2022/2023), ha raccomandato alla Cina di riportare l’attenzione sulle riforme e sull’apertura per riaffermare la propria identità di mercato affidabile, stabile ed efficiente.

Soprattutto, il perseguimento di questa strategia permetterebbe alla Cina di evitare di performare a un livello più basso rispetto a quanto previsto. Come dimostrato da uno studio del 2021 della Banca Mondiale, se la Cina attuasse riforme di mercato di vasta portata, il prodotto interno lordo (PIL) PPA pro-capite raggiungerebbe i 55.022 dollari entro il 2050, ovvero oltre il 63% in più rispetto ad una crescita prodotta da un percorso di riforme di mercato limitate, facendo raggiungere al regno del drago un tasso di crescita medio annuale del 4.7% dal 2021 al 2035. riguardare

Prospettive sulla strategia “zero Covid”

Molti esperti e analisti hanno seguito da vicino il Congresso nazionale per verificare eventuali segnali di cambiamento nella direzione politica del Paese. Tuttavia, le speranze sono state inizialmente deluse nel periodo precedente al Congresso dal Quotidiano del Popolo, che ha pubblicato una serie di articoli sull’efficacia della politica “zero Covid”.

Eppure, in base al già citato “European Business in China Position Paper” 2022/2023, la severa politica cinese “zero Covid” ha avuto un impatto sfavorevole sulle imprese secondo il 75% degli intervistati in un sondaggio flash condotto ad aprile 2022 dalla Camera europea. Il 97% degli intervistati ha inoltre riferito che i viaggi d’affari hanno risentito negativamente dell’inasprimento delle misure di contenimento del COVID-19 attuate fino ad ora.

La Cina è perciò ancora concentrata sul rafforzamento dei pilastri della sua politica a tolleranza zero al Covid, con test di massa, centri di quarantena e rigidi lockdown.

Un ulteriore ritardo nella completa riapertura della Cina al resto del mondo potrebbe nel frattempo avvantaggiare altri mercati in grado di offriere maggiore apertura e stabilità agli investitori.

Cosa aspettarsi dalla politica interna della Cina?

Il Ventesimo Congresso del PCC annuncia una continuazione delle politiche più assertive attuate dalla Cina negli ultimi anni, non presagendo nessun cambiamento nel presente.

Mentre il Comitato Centrale annuncia la strada maestra da seguire nei prossimi cinque anni, le strategie da seguire verranno sviluppate e implementate da squadre di funzionari dei cinque livelli amministrativi in cui è divisa la Cina – da quello provinciale a quello dei villaggi.

Gli investitori potranno anche constatare come la Cina affronterà la propria politica economica prima e durante la Conferenza Centrale sull’Economia del Lavoro, che si svolge solitamente a dicembre e stabilisce l’agenda economica per la sessione parlamentare.

A livello nazionale, la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, insieme ad altri dipartimenti competenti, ha emanato le “Misure politiche per promuovere l’espansione degli investimenti stranieri con particolare attenzione all’industria manifatturiera, stabilizzare le forniture e migliorare la qualità” al fine di garantire alle imprese a investimento straniero piani di sostegno paritari, supporto finanziario e altre politiche per integrare meglio le imprese straniere nel settore manifatturiero nazionale e risolvere i problemi che stanno incontrando.

Saranno inoltre attivate “corsie preferenziali” per agevolare lo spostamento delle aziende multinazionali, dei dirigenti delle imprese a investimento straniero, dei tecnici specializzati e delle loro famiglie, per promuovere e facilitare l’accesso degli investitori i professionisti del settore alla Cina.

Cosa aspettarsi dalla politica estera della Cina?

Il vertice APEC di novembre, originariamente concepito come una possibile occasione di riconciliazione delle relazioni bilaterali tra Cina e Stati Uniti, ha invece lasciato in sospeso le possibilità di un primo dialogo tra Pechino e la superpotenza occidentale a causa delle crescenti preoccupazioni per la mancata partecipazione del Presidente Joe Biden.

Tuttavia, un impegno più realistico con la Cina e il resto del mondo si presenterà al vertice del G20 2022 che si terrà a Bali il mese prossimo. L’architettura sanitaria globale, la trasformazione dell’economia digitale e la transizione energetica sono state indicate come questioni prioritarie da affrontare durante il vertice per sostenere la ripresa economica globale.

Conclusioni

Al momento, è ancora tutto da vedere se le misure adottate dalla Cina porteranno un cambiamento positivo all’interno del paese. D’altro canto, la Camera europea ritiene che la Cina sarà in grado di ristabilire un mercato prevedibile, affidabile ed efficiente nel caso mantenga aperti i canali di comunicazione con le imprese e adotti le raccomandazioni indicate nel “European Business in China Position Paper” 2022/2023, avviandosi verso il raggiungimento del suo pieno potenziale economico.

Sul piano delle relazioni internazionali, è stata fissata la visita del Cancelliere Tedesco Olaf Scholz con una delegazione di capi d’azienda per il 4 novembre, nonché quella del Presidente francese Emmanuel Macron prevista nello stesso mese: questi saranno i primi viaggi in Cina da parte di leader europei dopo tre anni di assenza forzata dovuta al COVID, inaugurando finalmente il ripristino dei rapporti internazionali con la Repubblica Popolare. Infine, in occasione del G20 che si terrà a Bali il 15 e 16 novembre di quest’anno saranno discussi punti cruciali per le grandi economie mondiali (inclusa dunque la Cina), quali il raggiungimento della neutralità carbonica, la politica zero Covid e la ripresa economica, facendo dunque maggior chiarezza sui piani interni della Cina a tal riguardo.

A cura di: Avv. Carlo D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina

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