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(Ansa)
Salute

Le conseguenze sull'umore e sulla testa di questa folle primavera tra pioggia e maltempo

Ebbene si, il meteo può influire sul benessere psicologico delle persone. Non si tratta semplicemente di meteoropatia, ovvero quella la condizione clinica descritta nel 1984 dallo psichiatra Norman Rosenthal, in termini di disturbi di natura fisica e psichica, che si manifesta a seconda delle variazioni del tempo meteorologico o dei cambi di clima stagionali.

Oggi a creare disagio di fronte alla pioggia incessante o al torrido caldo estivo è l’ecoansia cioè una condizione di preoccupazione estrema per l’ambiente e le variazioni climatiche.

Ovviamente, non ci si riferisce a quelle preoccupazioni per il clima e l’ambiente che ci spingono ad avere più attenzione e rispetto per il pianeta e che sono alla base di comportamenti funzionali come limitare gli sprechi, fare la raccolta differenziata, riparare un oggetto, usare la bicicletta o i mezzi pubblici.

L’ecoansia è una preoccupazione pervasiva, un pensiero ossessivo e totalizzante sul clima e sull’ambiente, che si ripercuote sul benessere psicofisico della persona e ne influenza i pensieri, i comportamenti e persino le scelte di vita.

I sintomi più comuni sono nervosismo e ansia legati all’impatto delle proprie azioni sull’ambiente, irritabilità nell’affrontare tematiche che riguardano il clima, forte stress di fronte a eventi climatici, continui pensieri sulle conseguenze del cambiamento climatico fino ad arrivare a decisioni radicali come quella di non avere figli perché non etico o sostenibile.

Tra i fattori che sembrano esporre maggiormente ai sintomi dell’ecoansia troviamo la giovane età, un’ampia esposizione mediatica, l’impegno attivo nei confronti della crisi ambientale o il lavorare nell’ambito della sostenibilità. L’ecoansia, infine, si traduce in una serie di comportamenti anche opposti tra loro: si passa dall’attivismo estremo di chi imbratta le opere d’arte in segno di protesta, fino ad arrivare al negazionista che nega il problema ambientale perché troppo spaventoso.

Il fattore scatenante la sintomatologia è spesso legato al tema del controllo e dell’incertezza sul futuro. Chi soffre di ecoansia non tollera il dubbio, tende a sovrastimare la probabilità che eventi inaspettati, negativi ed estremi possano accadere e a utilizzare strategie di controllo per ridurre l’incertezza. Così la pioggia intensa e prolungata, attiva ricordi di notizie di passate alluvioni e la paura di un imminente disastro. Per ridurre il disagio, la persona che soffre di ecoansia tende quindi a ricercare informazioni sul meteo e il clima, che tuttavia, aumentano la sensazione di inceretezza, scatenano la paura e mantengono l’ecoansia stessa, ovvero la proiezione dell’imminente catastrofe.

Diverso è il discorso di chi in prima persona vive avvenimenti drammatici come alluvioni, incendi, tifoni che comportano gravi conseguenze come perdere la propria casa, le attività commerciali, i propri beni o anche i propri cari. In letteratura si stima che tra il 25 e il 50% delle persone che hanno subito le conseguenze di disastri metereologici, sviluppi a breve, medio o lungo termine un disagio psicologico. I sopravvissuti a disastri naturali manifestano spesso un disturbo chiamato Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD) caratterizzato flashback, incubi, pensieri intrusivi, forti stati d’ansia, rabbia, irritabilità, depressione, disturbi psicofisiologici come disturbi del sonno, gastrointestinali, cefalea, stanchezza cronica.

Questi sintomi sono da considerarsi le reazioni normali a una situazione anormale, ovvero sono la risposta emotiva e reattiva a un evento traumatico, l’impatto che il sistema psichico ha con un evento realmente accaduto. Il PTSD richiede un trattamento specifico con EMDR, un approccio psicoterapico supportato dall’evidenza scientifica, che aiuta efficacemente ad elaborare il trauma permettendo alla persona di eliminare la sintomatologia post traumatica conseguente l’impatto con l’evento.

Anche nel caso dell’ecoansia può essere d’aiuto la psicoterapia per aiutare chi ne soffre a ricostruire l’origine delle emozioni di paura, del bisogno di controllo, dell’intolleranza all’incertezza e delle credenze catastrofiche che generano il sintomo ansioso. Via via che la persona elabora, il la preoccupazione eccessiva inizia a ridursi, lasciando spazio a nuove convinzioni più adattive.

Importante è ricordare che ridurre la preoccupazione per i cambiamenti climatici non comporta una riduzione della sensibilità per l’ambiente, al contrario, significa promuovere comportamenti più ecosostenibili, mossi dalla consapevolezza e non dalla paura autodistruttiva.

con la collaborazione di Laura Torricelli - Psicologa Psicoterapeuta - Supervisore e Facilitator EMDR

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