Come e dove investire in tempo di guerra

A guardare con preoccupazione a quanto sta accadendo in Ucraina dopo l’invasione russa sono anche gli esperti delle principali case di gestione del risparmio globali, che si trovano a dover orientare le proprie scelte di investimento sulla base dell’evoluzione della situazione.

“Come per altre importanti situazioni geopolitiche, prevediamo volatilità nei mercati”, osserva William Davies, global chief investtment officer di Columbia Threadneedle Investments. “Stiamo già vedendo un sentimento di risk off in tutti i mercati emergenti, dato che la possibilità di sanzioni imposte aumenta, anche se la Russia e l'Ucraina insieme comprendono circa il 3,5% dell’indice Emerging Market Debt in valuta forte. Dal punto di vista del credito, la maggior parte delle società russe si trova all'estremità inferiore del rating Investment Grade e potrebbero essere declassate a High Yield a causa dei rischi di sanzioni”. Davies prevede inoltre “un aumento dei prezzi dell'energia e dei cereali in tutti i mercati emergenti, che avrà probabilmente un impatto sulle materie prime a livello globale”.

“Dopo che la Russia ha lanciato attacchi missilistici sull’Ucraina e ha inviato truppe militari più in profondità nel paese, le azioni globali e i rendimenti obbligazionari sono scesi bruscamente, mentre i beni rifugio e i prezzi dell'energia sono aumentati”, riassume Mark Haefele, chief investment officer Global Wealth Management di UBS, secondo cui nelle prossime ore ci sarà da aspettarsi un proseguimento della volatilità. I prezzi dell'energia potrebbero salire ulteriormente, e le economie che dipendono dal petrolio potrebbero vedere un aumento dell'attività economica in quei settori diversi da quello energetico. “In un contesto di crisi geopolitica, storicamente il rischio principale per gli investitori è dato da una reazione eccessiva e da una diversificazione del portafoglio insufficiente. Per questo pensiamo che sia importante per gli investitori non farsi prendere dall’agitazione e puntare a costruire un portafoglio sufficientemente robusto per superare la crisi ucraina e l'aumento dei tassi d'interesse statunitensi”.

“Potrebbe naturalmente esserci un ritorno verso la diplomazia, anche se questo potrebbe rivelarsi non duraturo”, ipotizza Edward Glossop, emerging market economist di abrdn, secondo cui “un’ulteriore escalation militare avrebbe probabilmente implicazioni macroeconomiche globali. I prezzi europei del gas naturale potrebbero risalire verso il picco del dicembre 2021, dato che le scorte sono già molto basse. I prezzi del petrolio potrebbero crescere nel breve termine, anche se qualsiasi aumento potrebbe essere di breve durata dato che l'Arabia Saudita, il più grande produttore del mondo, ha la capacità di aumentare l'offerta in modo da ripristinare la stabilità dei prezzi. Nel frattempo, anche i prezzi di alcuni metalli, come l'alluminio, e delle materie prime agricole, ad esempio il grano, potrebbero subire un rialzo, dato che la Russia e l'Ucraina sono tra i maggiori produttori. L’aumento dei prezzi delle materie prime spingerebbe ancora verso l’alto sull'inflazione globale che, a sua volta, potrebbe offrire alle banche centrali un ulteriore motivo per aumentare i tassi di interesse”.

Per il comitato investimenti di Credit Suisse i mercati “stanno rispondendo rapidamente a questa ulteriore escalation. Per gli investitori, una questione chiave è se questa reazione del mercato sia sufficiente per tenere conto dei rischi che questa crisi pone all'economia globale e quindi agli utili aziendali, e come questo influenzi l'attrattiva relativa dei mercati degli asset”. Ci sono, spiega la banca svizzera, “diverse incognite su come questa crisi potrebbe evolvere”; in particolare “dobbiamo ancora ottenere chiarezza sulla reazione dell'Occidente in termini di ulteriori sanzioni, anche se il mercato del gas ha già reagito bruscamente alla notizia. L'aumento dei prezzi dell'energia e le potenziali restrizioni di fornitura potrebbero iniziare a rappresentare un serio rischio per le prospettive di crescita”.

Sull’efficacia delle sanzioni Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) Sgr, esprime più di un dubbio. “L’economia russa ha un debito pubblico ridotto, una bilancia dei pagamenti in surplus e lo stock di riserve in valuta estera più alto nel panorama dei Paesi emergenti. La sua dipendenza dal capitale esterno è quindi irrilevante e ogni misura mirata a limitare gli afflussi di capitale possono avere un effetto assai contenuto. Diverso invece, è l’impatto del blocco del Nord Stream 2. Putin sta facendo pressione ormai da diverso tempo affinché la Germania dia il via libera definitivo al gasdotto sottomarino più lungo del mondo. L’opera è fortemente osteggiata da Stati Uniti, Ucraina e alcuni stati membri della Nato, perché ritengono aumenterebbe di molto la dipendenza dell’Europa dalla Russia”. Per Mauri Brusa “se per quest’ultima il danno economico è facilmente quantificabile, parliamo di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno di mancati guadagni, sono invece da valutare quali saranno gli effetti della nuova impennata dei prezzi di petrolio e gas sulla crescita europea. Le imprese dell’Eurozona, che nel 2021 hanno dovuto fare i conti con una bolletta energetica più che raddoppiata rispetto al 2020, difficilmente riusciranno ad assorbire un’ulteriore fiammata”. Secondo l’esperto “in questa fase occorre quindi estrema prudenza: fino a quando la situazione non si stabilizzerà e la diplomazia potrà tornare nuovamente a lavorare per una risoluzione politica della crisi, la volatilità sui mercati resterà elevata. A questo punto c’è molta attesa anche per le reazioni delle principali banche centrali: se da un lato l’aumento dei prezzi delle materie prime alimenterà ulteriormente le spinte inflazionistiche, dall’altro una stretta monetaria aggressiva diventa sempre meno probabile in una situazione di mercato già fortemente condizionata. Se la crisi dovesse protrarsi a lungo, un impatto negativo sulla crescita economica, in particolare dell’Eurozona, sarà inevitabile”.

Anche secondo Altaf Kassam, Emea head of investment strategy & research di State Street Global Advisors, “l’effetto principale delle sanzioni dovrebbe essere sul mercato russo, ma l'Eurozona (specialmente la Germania a causa della sua dipendenza dall'energia russa) dovrebbe essere più colpita dal conflitto tra tutti i mercati sviluppati”. Inoltre, “nonostante l'effetto che l'impennata dei prezzi dell'energia dovrebbe avere sull'aumento dell'inflazione globale in un contesto inflattivo già complicato, il mercato sta ora valutando che l'azione delle banche centrali dovrebbe diventare più dovish, e che il numero di rialzi dei tassi e il loro ritmo dovrebbero diminuire. Questo è uno sviluppo che abbiamo previsto da un po': i movimenti del mercato, specialmente negli Stati Uniti, sono esagerati”.

“Ci aspettiamo che le principali sanzioni occidentali imposte alla Russia continuino a pesare sulla performance degli asset del Paese”, aggiunge Timothy Ash, senior emerging market sovereign strategist di BlueBay AM. “Le sanzioni infatti faranno aumentare i costi di finanziamento, opprimeranno gli investimenti e la crescita, e peggioreranno il tenore di vita. L’outlook per l’Ucraina è altamente incerto. Se venisse imposto su Kiev un nuovo regime da parte di Mosca, l’amministrazione probabilmente subirebbe sanzioni paralizzanti, rendendo gli asset del Paese praticamente non investibili. I rischi di contagio sono significativi per l’Europa emergente e in particolare per la Turchia. I prezzi energetici più elevati rischiano di innescare una stagflazione globale, e i Paesi importatori di energia di tutto il mondo probabilmente ne soffriranno in modo sproporzionato”.

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