Politica
April 27 2020
C'è un mistero in questi mesi di emergenza coronavirus ed è legato al fatto che il gradimento del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, stia crescendo, sempre più.
Eppure, come dimostra anche la conferenza stampa «urbi et orbi» di ieri sera per la presentazione delle norme sulla Fase 2, la sostanza delle misure dell'esecutivo sono pari a zero, e molto confuse.
Di certo non sbagliamo nel dire che Conte ha sottovalutato l'arrivo dell'epidemia; il 27 gennaio lo ricordiamo in televisione affermare che «l'Italia è pronta ad affrontare il virus». I fatti poi lo hanno smentito in maniera drammatica vista la carenza strutturale di posti in terapia intensiva, mascherine, camici e guanti per dottori ed infermieri.
E non sbagliamo nemmeno nel ricordare che l'emergenza nella bergamasca e nella bresciana è passata senza che Palazzo Chigi facesse nulla in concreto (per esempio, dichiarare Nembro ed Alzano Lombardo zona rossa, come Codogno) per evitare quella che è stata una vera e propria strage.
Come non si può discutere il fatto che i vari decreti legati all'economia si sono rivelati un vero e proprio flop: chiedere ad esempio alle aziende che dei famosi «bazooka» (lui li ha chiamati così in conferenza stampa) non è ancora arrivato un euro che sia uno. Aziende che non solo non sono state aiutate ma che addirittura hanno dovuto anticipare di tasca loro i soldi della Cassa Integrazione.
Vero, agli autonomi sono arrivati i primi 600 euro. Dopo 45 giorni di attesa, come se bollette e spese potessero attendere così a lungo.
Senza parlare dell'istruzione e dell'università con il fallimento delle lezioni a distanza e le scuole chiuse (chiedendo però magari ai genitori di tornare al lavoro lasciando i figli, piccoli, a casa con chi?)
Fino alla Fase 2 di ieri che di riapertura ha ben poco mentre altri paesi europei, dove la pandemia è arrivata dopo do noi, sono davvero in riapertura, in certi paesi scuole comprese.
Insomma, un fallimento totale ed assoluto. Eppure…
Eccolo il mistero. Conte piace, piace sempre più. Lo dicono tutti i sondaggi; una popolarità che va ben oltre la somma dei partiti della sua maggioranza (che si attestano attorno al 40%).
«La crescita della sua popolarità è davvero notevole - spiega Renato Mannheimer, sondaggista di Eumetra - al punto che abbiamo fatto delle interviste a campione per cercare di capire il perché di tanta popolarità. Due sono i piani: la comunicazione e la politica. Per quanto riguarda la comunicazione quando parla Conte non ha mai la soluzione, sta sempre sul generico con frasi tipo "aiutiamoci", "stiamo provando", "vediamo se funziona", non vende certezze ed in questo modo fa partecipare gli italiani, trasformandoli quasi in protagonisti della scena. E agli italiani in questa pandemia piace molto essere informati e coinvolti. Si informano, ascoltano, leggono spesso anche senza capire. A loro piace il tono pacato e quella sorta di moral suasion del premier. Se poi parli sempre in diretta a reti unificate alle 20 (ora di punta) il gioco è fatto».
Ma non solo comunicazione e toni. C'è anche una questione politica che avvantaggia Conte…
«Conte - continua Mannheimer - non ha partito e questo lo avvantaggia fortemente. Nella politica di oggi, molto schierata, molto piena di tifoseria, lui si avvantaggia del fatto di non appartenere a questo o quel partito e si salva così dalle critiche a prescindere degli avversari. Resta solo da capire cosa succederà al suo consenso quando l'emergenza sarà finita e soprattutto viene da chiedersi cosa vorrà e saprà farne di tanta popolarità… magari un partito suo…»