Conte nel mirino dei giornali di sinistra, alla faccia del Campo Largo

Mancano 160 giorni, più o meno, alle Elezioni europee 2024 e a sinistra la situazione è piuttosto complicata, anzi complicatissima. Il «Campo Largo» che sembra essere la scialuppa di salvataggio dalla vittoria della destra sembra sempre più lontano e complicato. Già da tempo infatti alcuni leader, a cominciare da Calenda e Renzi, non si sono detti disponibili a questo «tutti assieme appassionatamente». E, stando ai sondaggi, dato che stiamo parlando messi assieme del 7%, ecco che il progetto anche dal punto di vista matematico è fallito ancor prima di cominciare.

Ma i veri problemi riguardano i rapporti tra i due principali partiti della coalizione: Pd e M5S.

Conte e Schlein diciamo la verità, non si amano. Sono un po' come due piloti della medesima scuderia di Formula 1 dove il primo vero rivale è proprio il tuo compagno di squadra. Dal momento della sua salita alla segreteria del Partito Democratico Elly Schlein ha posto come obiettivo primario non tanto la conquista della maggioranza del paese quanto la supremazia a sinistra all'epoca delle primarie nelle mani dei grillini.

Riuscito il sorpasso la rivalità non si è spenta, anzi. Conte di fatto non ha mai detto apertamente si all'unione, semplicemente perché sa benissimo di avere il coltello dalla parte del manico e quindi dettare le migliori condizioni possibili (per lui) ed impossibili (per il Pd).

Negli ultimi giorni poi anche su alcune questioni centrali i due amici-nemici si sono trovati su sponde diverse. Sul Mes, ad esempio, Conte ha votato contro, mettendosi dal lato della maggioranza con i dem che gridavano allo scandalo alla Camera ma anche sui giornali. Soprattutto La Repubblica ha fatto la sua parte da questo punto di vista con un articolo poco apprezzato da Giuseppe Conte che ha risposto per le rime chiamando in causa la «sinistra salottiera..». Apriti cielo...

Se c'è una cosa che manda tutte le furie gli intellettuali ed un po' tutti i militanti di sinistra e del Pd è ogni accenno al loro essere (e lo sono) radical chic e salottieri. Così ecco che, sempre sullo stesso giornale è arrivata la controreplica di Michele Serra che ha accusato Conte di essere un populista e di parlare come Giorgia Meloni.

Conte il populista, Conte che ha fatto un governo con Salvini, Conte alla guida di un partito di no-vax ed improvvisati della politica. Questo è quello che pensano davvero al Nazareno del M5S, del loro capo e di ogni singolo militante. Il problema è che non possono rompere dato che andare da soli alle Europee sarebbe un suicidio totale e avrebbe come conseguenza immediata la fine della segreteria Schlein.

Così vi diciamo come andrà a finire: alla fine un accordo si troverà (al ribasso per il Pd che ha più da perdere) al grido di «non bisogna consegnare l'Europa alla destra». Ne siamo certi perché sono ormai anni che i dem gestiscono la loro politica e la loro linea con questo unico criterio. Un film già visto e che non si è nemmeno rivelato utile in passato. Ma l'alternativa è anche peggio.

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