Calcio
August 02 2020
Lo sfogo di Antonio Conte dopo la conquista del secondo posto sorprende per durezza e tempistica, essendoci ancora un'Europa League da giocare. Non deve sorprendere, però, per il contenuto perché il fuoco covava sotto la cenere da mesi e il malessere del tecnico era già stato espresso a più interlocutori nel corso dell'inverno. Prima che la pandemia fermasse tutto e costringesse poi all'affannosa rincorsa fino al termine del campionato che l'Inter ha chiuso al secondo posto in classifica a quota 82 punti, vetta mai più raggiunta dopo la stagione del Triplete.
Nemmeno il risultato conseguito ha addolcito il finale di Conte. Anzi. E' stato lo spunto per sparare ad alzo zero senza lasciare molto di incompreso. Ha attaccato la proprietà Suning e i dirigenti, accusato tutti quelli che lavorano al di fuori della Pinetina di non aver offerto alcuna protezione ("Protezione zero" ripetuto più volte) a lui e ai giocatori, ricordato le parole di Spalletti anno 2017 quando si esprimeva sullo stesso tema e concluso che i conti si tireranno dopo l'Europa League. Lasciando intendere di non escludere nulla, perché un allenatore che dice "è stata una stagione pesantissima dal punto di vista personale" mette nel conto anche un divorzio che sarebbe clamoroso.
Tutte tematiche già sul tavolo da mesi. Conte ha sofferto tantissimo l'impressione di essere stato preso anche per fare da capro espiatorio nei confronti dei tifosi. Non solo una questione di mercato, ma di prospettive. Ha preso una squadra lontanissima dalla Juventus e l'ha avvicinata, anche se il meno uno finale può ingannare come un'illusione ottica. Eppure a lungo si è sentito esposto alla critica, sia quando le cose andavano bene (sottovalutando secondo lui l'importanza dei progressi), sia quando sono andate male. Nessuna protezione significa, ad esempio, aver sofferto le critiche molto dure dei media nel momento più difficile della stagione, i paragoni impietosi con la Juventus, l'aspettativa di essere subito vincente e obiettivi non dichiarati apertamente dal club.
Non solo una questione di mercato, insomma. Anche se la fatica per avere Lukaku la scorsa estate ha logorato lui e i rapporti con Marotta e i mancati rinforzi richiesti a gennaio hanno reso più profonda la differenza di valutazione. Voleva Vidal e ha avuto Eriksen, poco compatibile col suo gioco. Ha fatto quasi tutta la stagione con due soli attaccanti più un ragazzo del 2002 come Esposito, a centrocampo era corto e con qualche infortunio di troppo. Tutti difetti correggibili anche con la volontà della proprietà cinese che, però, Conte sente lontana. La mediazione di Marotta non è evidentemente bastata.
Il contratto pesantissimo che lo lega fino al 2023 (12 milioni netti a stagione) rende impronosticabile il finale della storia, ma già che si parli di possibile divorzio è clamoroso. Una chiave di lettura dello sfogo può anche portare alla conclusione che Conte voglia mettere in chiaro da subito come il gap con la Juventus non si sia azzerato (come dice la classifica) ma sia ancora così ampio da necessitare investimenti massicci in fretta. Sarebbe una specie di assist a Marotta. Ma la violenza verbale con cui ha travolto tutto e tutti, parlando a freddo e non spinto dalla delusione di una sconfitta, lascia aperta la porta a qualsiasi esito.