Conte, maledizione Champions League: ma non è un fallimento

L'eliminazione dalla Champions League per mano del Barcellona è la prima delusione della stagione per Antonio Conte e per il tecnico salentino rappresenta un doppio dolore. Il suo curriculum europeo rimane povero, dalla Juventus fuori per mano di Bayern Monaco e Galatasaray al Chelsea eliminato agli ottavi di finale. Una vera e propria maledizione, l'unica ombra forse sulla sua carriera in attesa di riuscire a sfatare anche questo tabù.

Conte esce con almeno tre rammarichi e con negli occhi gli errori sotto porta dei suoi attaccanti nella notte di San Siro. L'immagine simbolo è Lukaku che spara su Neto negli stessi istanti in cui Brandt a Dortmund regala al Borussia la vittoria contro lo Slavia Praga; una slinding door che consuma le ambizioni nerazzurre e condanna alla retrocessione in Europa League con il peso di una primavera (se il cammino sarà lungo) che rischia di incidere anche sulle speranze in campionato.

Inter-Barcellona 1-2. Nerazzurri fuori dalla Champions | video

Inter fuori, perché non è un fallimento

L'eliminazione costa all'Inter una ventina di milioni di euro e certamente non fa felice la proprietà Suning, che sognava un miglioramento rispetto alla scorsa stagione anche per dare nuova linfa al fatturato e alle possibilità di investimento sul mercato. Difficile, però, che venga presentato il conto ad un allenatore che sta facendo qualcosa di enorme con una squadra costruita bene ma corta per gli impegni cui è chiamata.

Non è un alibi, eppure non si può non sottolineare come l'Inter sia arrivata al mese decisivo della prima parte dell'annata con un centrocampo letteralmente a pezzi e con giocatori presenti solo per onore di firma. In queste condizioni anche le riserve (peraltro di lusso) del Barcellona sono diventate un ostacolo troppo alto. Era accaduto anche a Dortmund dopo il primo tempo dominato dai nerazzurri e al Camp Nou all'andata, altra gara in cui l'Inter ha mostrato a sprazzi tutto il suo potenziale.

La crescita passa anche per delusioni come questa. La Juventus, per esempio, è arrivata a Berlino e Cardiff anche attraverso le delusioni precedenti e lo stesso cammino deve compierlo l'Inter, magari partendo proprio da un'Europa League da onorare nel limite del possibile e con una squadra rinvigorita a gennaio sul mercato perché non si ripeta lo stesso copione dell'autunno.

Cosa manca per crescere in Europa

Quando ha perso la sua Champions l'Inter? A settembre a San Siro contro lo Slavia Praga di sicuro. E poi nella ripresa di Dortmund per poi completare l'opera con il Barcellona. Sempre con errori individuali pesanti che ne hanno condizionato la possibilità di fare risultato. Ecco, l'altra lezione da apprendere è che a certi livelli ci sono giocatori non del tutto adeguati come Borja Valero, Vecino, Lazaro o Biraghi. Serve altra qualità, almeno nei primi 15-16 calciatori della rosa.

Un percorso che passa dal mercato invernale ed estivo e dal lavoro della coppia Marotta-Ausilio. Suning ha garantito fin qui oltre 600 milioni di euro per innervare il progetto nerazzurro e andrà avanti nel suo lavoro di ricostruzione. La delusione di Champions League non deve arrestare l'impegno, anzi. Anche perché il campionato sta regalando all'Inter una stagione di rinnovato entusiasmo con la speranza concreta di poter dare fastidio alla Juventus fino alla fine. Ce n'è abbastanza per voltare pagina in fretta facendo tesoro degli errori prima di ripartire.

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