Conte e Prodi, «fuoco amico» su Elly Schlein

Un consiglio per Elly Schlein. Si appenda sulla parete del suo ufficio, quella davanti alla scrivania, in bella vista, un poster con il seguente proverbio: «Dagli amici mi guardi iddio che dai nemici mi guardo io». Si perché nelle ultime 24 ore la segretaria del Partito Democratico è stata colpita da due siluri lanciati non dai sommergibili del centrodestra ma da quelli amici della sinistra e persino da colui che si definisce il «nonno» del Pd, Romano Prodi.

Partiamo con la decisione di Giuseppe Conte di non appoggiare la protesta contro la presunta occupazione della Rai (tra l’altro organizzata nel pieno della settimana di Sanremo, cioè nei sette giorni dell’anno in cui la tv pubblica è vista ed amata dagli italiani…) organizzata dai «dem». Opposizione quindi spaccata, altro che Campo Largo, il tutto tra l’altro con motivazioni difficilmente contestabili all’ex Presidente del Consiglio bis. Perché se c’è qualcuno che negli ultimi decenni ha occupato i posti a Viale Mazzini quello è proprio il Partito Democratico ed al massimo Fratelli d’Italia lo starebbe facendo da 16 mesi; nulla contro i decenni di opinionisti, tg, informazione di sinistrate hanno spopolato su almeno due canali nazionali (e a volte anche su tutti e tre).

Insomma, quando Conte dice alla Schlein: «ma proprio voi parlate di occupazione della Rai?….» non possiamo che essere d’accordo con lui.

Una divisione che segue quella sul Mes e quella sull’Ucraina e Gaza. Divisione dopo divisione…

È evidente che Conte sta pensando da tempo alle europee, elezione dove la coalizione conta meno di zero ed ognuno corre per se stesso; così si è portato avanti facendo sua la bandiera del partito «pacifista» sottraendola dopo decenni al fu partito comunista.

Ma i siluri più dolorosi sono quelli arrivati da Romano Prodi, il Nonno del Pd come lui stesso si è definito nell’intervista odierna sul Corriere della Sera. Primo: «Il centrodestra è forte perché manca un’alternativa». Traduzione: il centrosinistra non esiste. Due: «Schlein? È nella situazione più difficile in cui possa trovarsi un segretario di partito…». Traduzione. La missione della neo segretaria che doveva ribaltare e rilanciare il partito con la sua freschezza è fallita. Ora il Pd è nei guai e bisogna difendersi e stringere i denti. Terzo: «Candidarsi per attrarre voti per poi non ricoprire il ruolo rappresenta un distacco dalla volontà popolare e indebolisce la democrazia». Traduzione: Elly, non presentarti alle europee perché se le cose come temo dovessero andare male per il Pd malgrado tu ci abbia messo la faccia dovresti pagare in prima persona, dimettendoti da segretario.

Il problema per Schlein è che il proverbio iniziale è in realtà un inganno. Iddio non la potrà difendere dalla guerra interna di Conte, dalle correnti del Pd, dalle frasi di Prodi, dagli altolà di Renzi e Calenda. Non dev’essere bello scoprire che il guaio peggiore non è che Giorgia Meloni sia a Palazzo Chigi, ma che la sinistra in Italia non è mai stata così debole. A partire da lei.

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