Conte, il "trasformista". Il libro di Maurizio Belpietro

Da professore ad "avvocato del popolo". Da domani, 15 gennaio, in libreria troverete "Giuseppe Conte, il trasformista" (Piemme), il libro di Maurizio Belpietro dedicato alla storia poilitica di questi 18 mesi che hanno portato una persona quasi sconosciuta ad essere figura centrale della politica italiana. Un politico che ha fatto del trasformismo una qualità e che è stato sottovalutato da tutti. Voltafaccia, segreti di "un premier per caso"di cui soprattutto ci è incerto il futuro (politico).

Queste le prime pagine...

«Mi dicono che lei sta scrivendo un libro contro di me.» La telefonata è partita dal cellulare di Rocco Casalino, il portavoce di Palazzo Chigi. Mentre rispondo, non immagino certo che mi sarei ritrovato a parlare con Giuseppe Conte. «Il premier vuole ringraziarti per aver pubblicato su "La Verità" una sua intervista» annuncia Rocco, prima di passarmi il presidente del Consiglio. Una cortesia, penso, in linea con lo stile del professore di Diritto prestato alla politica, anzi ai 5 Stelle. Ma capisco subito che le parole del capo del governo hanno un altro obiettivo: sapere se è vero quello che si dice in giro. Da giorni, Le Iene e «La Stampa» fanno rimbalzare una voce nel nostro piccolo mondo antico di cronisti: sta per uscire un libro bomba su Giuseppe Conte.
Ora, io non so se quelle che leggerete siano le no- tizie bomba che cercavano di scoprire i colleghi giornalisti, nella speranza di bruciarci sul tempo. So però che il pomeriggio dell'8 novembre 2019, il presidente del Consiglio mi chiama per reiterare con voce flautata ciò che in qualche modo ci ha già detto nell'intervista concessa a Maurizio Caverzan per il nostro giornale. Occhio a quel che scrivete. Oltre che capo del governo sono un avvocato, le citazioni in giudizio sono il mio pane quotidiano. La telefonata del professore con la pochette, il premier dal baciamano perfetto, l'uomo che ha un vestito di sartoria per tutte le stagioni, non è una minaccia. È solo una precisazione. Quasi un anticipo di rettifica. Per dirla in termini legali: la chiamata è una specie di diffida, un invito a non pubblicare, o per lo meno a pubblicare con cura. Gli argomenti che riguardano il premier, il presunto conflitto di interesse e la sua inarrestabile ascesa, sono pericolosi. Da maneggiare con cura. Chi sbaglia, rischia grosso.
Al preavviso di citazione, rispondo ovviamente con lo stesso garbo usato da Conte: «Presidente, non stiamo scrivendo un libro contro di lei, ma su di lei. Fino a due anni fa lei era un illustre sconosciuto, un ignoto docente universitario, anche se già ben inserito nel mondo della giustizia e del potere. Oggi è uno degli uomini più potenti del paese, a capo di un governo di grandi intese, soprattutto estere. Ed è pure responsabile diretto dei servizi segreti. Per chi fa il nostro mestiere, raccontarla è un dovere».

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