Allarme sui conti Inps: le pensioni anticipate sono ancora troppe

II conti dell’Inps stanno peggiorando. Il Civ (Comitato di indirizzo e sorveglianza) ha approvato il bilancio preventivo 2024 dell’istituto che chiude con un risultato negativo di 9,2 miliardi di euro. Un risultato in linea con le attese. I dati su cui riflettere però sono diversi. A cominciare dall’aumento di 12,7 miliardi dei trasferimenti effettuati dallo Stato. Servono per coprire il buco che si è creato nei conti dell’istituto per le decontribuzioni volute dal governo per favorire l’occupazione. Il peso per la fiscalità generale passa così da 169 a 182 miliardi. Molto più grave la seconda appostazione con il calo del patrimonio netto che scende da 29,8 a 25 miliardi. Una dinamica preoccupante perché senza un intervento di correzione nel 2032 sarà negativo per 45 miliardi. A lungo andare ci aspettano, dunque, freddo e stridore dei denti? Come ci tiene a spiegare il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, la situazione è seria ma al momento non c’è allarme sulla tenuta dei conti. Visto il ruolo che ricopre, ovviamente, non avrebbe potuto dire nulla di diverso. A meno di non voler essere accusato di sabotaggio mentre il governo si prepara a varare la manovra 2025.

I conti, comunque, meritano una riflessione. A cominciare dal fatto che il “core business” dell’Inps (raccogliere i contributi ed erogare i vitalizi) funziona bene. Lo dimostra il fatto che nel 2024 l’istituto incasserà 2,4 miliardi più del previsto. Il problema nasce dalla cosiddetta “gobba contributiva”. Ci sarà, cioè, un momento in cui il numero dei pensionati sarà eguale a quello dei lavoratori attivi. Il fenomeno nasce dall’incrocio di due variabili: l’aumento delle aspettative di vita (ormai superiore agli 80 anni) e la diminuzione delle nascite che, a tendere farà scendere il numero dei lavoratori. Tanto per capire: nel 2023 sono state aperte 380 mila culle record negativo degli ultimi quindici anni. Le donne italiane si sposano sempre più tardi (32,4 anni) e fanno pochi figli (1,24 mentre ne servirebbero almeno due per non far scendere la popolazione) Per questa ragione il ministro Giorgetti dovrà mandare in archivio il sistema delle quote (a cominciare da quota 103) tanto caro a Salini. L’adozione di questo strumento (a cominciare dalla famosa quota 100 del 2019) insieme ad altre scappatoie (dalle nove salvaguardie per gli esodati, all’Ape sociale) ha portato al paradosso: l’Italia ha l’età di pensione più alta d’Europa (67 anni) ma quella effettiva (64,2 anni) è una delle più basse proprio per via dei tanti canali d’uscita anticipata.

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