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December 15 2017
In Giappone le chiamano le “navi fantasma” di Kim Jong-un, ma sono tutti quei pescherecci alla deriva con l'equipaggio morto a bordo, che rivelano la grande povertà del Paese da cui provengono. La Corea del Nord.
Uno degli ultimi ritrovamenti da parte della guardia costiera giapponese è stato quello di una barca con otto cadaveri al largo della prefettura settentrionale di Akita dell'isola di Honshū, verso il Mar del Giappone.
Nonostante Tokyo stia intensificando le pattuglie lungo la propria costa a nord, la drammatica incidenza dell'arrivo di questi natanti non smette di allarmare il governo di Shinzō Abe che teme che alcune delle barche possano trasportare anche agenti segreti imbarcati come spie di regime.
Interi equipaggi composti da pescatori (ma anche da soldati) spesso improvvisati si avventurano in mare, anche in condizioni metereologiche disastrose e con barche fatiscenti, per assicurare il cibo al proprio Paese affamato dalla politica di Kim Jong-un. Questo non fa che sottolineare la grande povertà in cui versa la Corea del Nord che però spende milioni di won (la moneta del Nord) per i test missilistici.
La polizia giapponese ha detto che solo nel mese di novembre sono state ritrovate già 28 imbarcazioni alla deriva, un aumento vertiginoso rispetto alle sole quattro scoperte nello stesso mese del 2016.
Come rivela il Guardian, nonostante il numero di navi fantasma scoperte finora nel 2017 sia in linea con gli anni precedenti, l'improvviso aumento dei naufragi nel mese di novembre suggerisce che, mentre la popolazione muore di fame, il Paese allo stremo è costretto incrementare le uscite in mare per dar da mangiare a migliaia di truppe oltre che esportare quel che resta del pescato in Cina, una delle poche fonti di guadagno nordcoreane.
Le esportazioni di prodotti ittici, principalmente in Cina, sono diventati infatti un'importante fonte di valuta estera.
Il gran numero di navi alla deriva sottolinea invece la disperazione di un popolo schiacciato da sempre più pressanti sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU che vuole costringere Pyongyang ad abbandonare i suoi programmi nucleari.
Sul Rodong Sinmun, giornale di regime, si legge che il pescato invernale è cruciale per la sopravvivenza del Paese. "Le barche da pesca sono come le navi da guerra, proteggono la gente e la madrepatria". Inoltre, "I pesci sono come proiettili".
Per raggiungere le quote di pesce imposte dal regime di Kim Jong-un, pescatori e soldati conduco imbarcazioni, spesso scarsamente attrezzate, in alto mare al fine di sfruttare i ricchi fondali vicino alla zona a 200 miglia nautiche dal Giappone.
Coloro che incontrano problemi meccanici o esauriscono semplicemente il carburante, a causa delle feroci correnti e del forte vento che soffia da sud-ovest, vengono trasportati fino in Giappone. Dove troppo spesso trovano la morte.