News
November 22 2017
Il 13 novembre un soldato dell’esercito di Pyongyang fugge dal Paese. Lui è uno dei migliaia che ogni anno tentano la fuga dalla dittatura. Lui, di cui non si conosce il nome, sarebbe solo un numero nella lunga lista dei disperati che cercano la libertà da Kim Jong-un se non fosse che i suoi stessi compagni vedendolo oltrepassare il confine con la Corea del Sud, lo inseguono e, in territorio nemico, gli sparano. Rischiando il casus belli.
I soldati arrivando a mettere piede nel territorio di Seul, ed esplodendo colpi di arma da fuoco contro il giovane in fuga, hanno scatenato una possibile ritorsione militare da parte della Corea del Sud che si è vista invasa armi alla mano. Ovviamente gli Stati Uniti non hanno tardato ad appoggiare l'alleato condannando fermamente l'accaduto.
Le prove sono schiaccianti: un video di 7 minuti mostra una jeep nordcoreana guidata dal soldato disertore che passa la zona demilitarizzata, a Panmunjom, al confine tra le due coree nella ‘Joint Security Area'. Poi nei frame successivi del girato quattro guardie nordcoreane, con pistole, fucili e mitra, prima sulle jeep appunto e poi a piedi, inseguono il commilitone difector sparandogli. I soldati nordcoreani lo feriscono gravemente ma non abbastanza da fermarlo e dal raggiungere una pattuglia dell'esercito sudcoreano che lo salva.
Le condizioni del disertore non sono gravissime: più che per pallottole è per il suo apparato gastrointestinale a preoccupare i medici. Nell'addome del giovane infatti sono stati ritrovati parassiti lunghi anche 27 centimetri.
Muscolare la reazione, dopo la visione e diffusione del video, degli Stati Uniti e della Corea del Sud: "Pyongyang ha violato le regole ferree dell'armistizio del 1953, entrando con soldati armati nella zona demilitarizzata", si legge nella nota dei due vertici dei comandi.
Per i presidenti Donald Trump e Moon Jae-in, dalla Corea del Nord sono state commesse due violazioni: una, quando i suoi soldati hanno sparato verso il Sud e l'altra quando hanno attraversato il confine continuando a sparare al fuggitivo nel territorio di Seul.
Il capo del Comando Onu, il generale Vincent K. Brooks, ha definito la condotta delle truppe alleate “appropriata e rispettosa dell'armistizio”. Ciò ha evitato, per il momento, la "ripresa delle ostilità" tra i due Paesi. Ma sembra solo questione di tempo. Le indagini infatti hanno coinvolto rappresentanti di Usa, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, con la presenza di membri di Svezia e Svizzera della Commissione di supervisione delle Nazioni neutrali.
L'armistizio "resta in vigore", ha proseguito Brooks dall’Onu notificando a Pyongyang le violazioni rilevate e chiedendo un incontro con i vertici del Nord per discussione del caso. Secondo quanto accertato i colpi sparati sarebbero stati 40, anche se quelli che poi hanno colpito il disertore sono stati 5.