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December 27 2017
La Russia dai muscoli bene in mostra, ora in Siria, ora sul confine ucraino, questa volta si veste da colomba. Il Cremlino si offre infatti come mediatore di pace tra Corea del Nord e Stati Uniti, Paesi sempre più in rotta di collisione, impantanati nel continuo botta e risposta di test missilistici e nuove sanzioni.
Ecco cosa dicono i mediatori russi e perché arriva ora la loro offerta di pace.
In seguito alla nuova ondata di sanzioni contro la Corea del Nord, promossa dagli Usa e subita con acredine da Pyongyang, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato la volontà della Russia di porsi come mediatore tra i due contendenti, con colloqui per ridurre le tensioni, se le due parti saranno d'accordo.
L'offerta è stata poi ribadita in un colloquio telefonico direttamente al segretario di Stato americano Rex Tillerson dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. "La retorica aggressiva di Washington" ha innalzato la tensione nella penisola di Corea ed "è inaccettabile".
Il 22 dicembre 2017 una nuova ondata di sanzioni è piovuta sulla Corea del Nord, in risposta al lancio di fine novembre di un missile balistico a lungo raggio, capace di colpire qualsiasi punto del territorio americano. I fautori delle ennesime misure punitive sono gli Stati Uniti, che hanno ottenuto il sostegno degli altri 14 membri del Consiglio di sicurezza, inclusi Cina e Russia.
La risoluzione 2397, redatta dagli Usa, cerca di vietare quasi il 90% delle esportazioni di petrolio raffinato verso la Corea del Nord fissandole a 500mila barili all'anno e limita le forniture di greggio a 4 milioni di barili all'anno. Il Consiglio di sicurezza, inoltre, si è impegnato a promuovere ulteriori riduzioni se Pyongyang dovesse condurre un altro test nucleare o lanciare altri missili.
Non paga, Washington ha annunciato anche sanzioni a due dei più importanti funzionari della Corea del Nord che si occupano del programma sui missili balistici. Il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha parlato di una mossa che rientra nella "nostra campagna di massima pressione per isolare il Paese e arrivare a una penisola coreana completamente denuclearizzata".
Pyongyang ha accolto le nuove disposizioni come "una grave violazione della sovranità della nostra Repubblica, come un atto di guerra che viola la pace e la stabilità nella penisola coreana". Ha quindi accusato Washington di "manipolare" la nuova risoluzione delle Nazioni Unite e di mettere in pratica "un blocco economico totale" su Pyongyang, minacciando i 14 Paesi favorevoli alla risoluzione: pagheranno "un prezzo alto" per aver appoggiato le misure americane.
E non si lascia intimidire: l'intelligence di Seul ha intercettato i preparativi per altri lanci missilistici.