Lee Jun Seok, 69 anni, il capitano del traghetto Sewol affondato il 14 aprile al largo delle coste meridionali della Corea del Sud è stato ritenuto colpevole. Colpevole di negligenza per non aver organizzato i soccorsi e per aver abbandonato al loro destino molti passeggeri.
A bordo c'erano 476 persone, i morti sono stati 304, tra cui molti studenti in gita scolastica.
Il Pubblico Ministero aveva richiesto la pena di morte: Lee non aveva organizzato le attrezzature di emergenza (scialuppe di salvataggio, giubbotti) e non aveva dato nessun annuncio per evacuare la nave. Anzi, i passeggeri avevano l'ordine di restare nelle cabine.
Fu una strage, senza possibilità per i ragazzi di trovare scampo. Tantissimi i filmati, interrotti, girati dagli studenti che sono circolati sulla rete: dai primi momenti, quasi di incoscienza, a quelli successivi del panico.
Dal 1997 la Corea del Sud non applica la pena di morte e quindi al capitano sono stati dati solo 36 anni. Praticamente un ergastolo.
La negligenza, quando costa la vita a delle persone, si paga. E molto.