Corea del Nord e Russia, insieme per le armi e non solo

Il presidente nordcoreano Kim Jong-un tornerà presto in Russia per incontrare Vladimir Putin. Secondo fonti occidentali il motivo della visita sarebbe la possibile fornitura di armi al Cremlino per supportare le operazioni di guerra in Ucraina, argomento da affrontare in un summit che dovrebbe avvenire a Vladivostok, luogo idoneo considerando la sua vicinanza alla Corea del Nord e raggiungibile mediante l’uso di un treno blindato. Sulla data invece c’è incertezza, ma probabilmente sarà dal 10 al 13 settembre, quando si svolgerà nel campus dell'Università federale dell'estremo oriente, proprio a Vladivostok, il Forum economico orientale al quale parteciperanno entrambi i leader. E Kim Jong-un potrebbe visitare il “molo 33”, ovvero il luogo dove attraccano le navi della flotta russa del Pacifico. Certo è che i due Paesi si devono rivedere dopo quanto avvenuto nel 2019 per stringere una maggiore cooperazione militare ed economica a fine di limitare gli effetti del loro isolamento internazionale provocato sia dall’invasione russa dell’Ucraina, sia dall’intensificazione dei programmi per lo sviluppo di missili balistici e armi nucleari da parte di Pyongyang.

A Putin servono proiettili per l’artiglieria e missili anticarro, mentre Kim spera che il Cremlino ricambi fornendo loro la tecnologia necessaria per migliorare i suoi satelliti militari (gli ultimi due lanci sono avvenuti a giugno e ad agosto), per migliorare i sistemi di puntamento e guida dei missili e quella per costruire sottomarini a propulsione nucleare, almeno stando a quanto riporta il New York Times. Ma fonti di intelligence Usa sostengono che a Kim Jong-un servono anche aiuti alimentari per alleviare gli effetti di una carenza che pare affliggere la popolazione più giovane, nonché fertilizzanti e petrolio per aumentare le capacità di trasporto dei beni internamente al Paese. La portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Adrienne Watson, ha osservato che all’inizio dell’anno il ministro della difesa russo Sergei Shoigu si era recato in Corea del Nord per cercare di acquisire ulteriori munizioni nonostante gli usa avessero esortato la Corea del Nord a cessare i negoziati sugli armamenti con la Russia e a rispettare gli impegni pubblici assunti da Pyongyang di non fornire o vendere armi. Ma le cose erano andate diversamente: Kim aveva mostrato a Shoigu gli armamenti più nuovi e avanzati che produce, compresi missili balistici e droni spia. Dopo l’incontro, i due leader delle rispettive nazioni si erano scambiati missive per trattare la questione a livello politico. Ma ancor più grave, fu che in quel periodo Stati Uniti, Gran Bretagna, Corea del Sud e Giappone affermarono che qualsiasi accordo sugli armamenti tra Corea del Nord e Russia avrebbe violato le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E mercoledì 30 agosto l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, si era schierata insieme ai suoi omologhi di Giappone, Corea del Sud e Gran Bretagna per condannare Sergei Shoigu per aver partecipato a una recente parata militare nella Corea del Nord. Sempre secondo l’intelligence americana il potenziale accordo consentirebbe alla Corea del Nord di spedire quantità significative e diversi tipi di armi alla Russia.

Posto che l’aggressione armata a un convoglio navale nordcoreano da parte occidentale costituirebbe un atto di guerra, il rischio che ciò avvenga per mano di mercenari non si può escludere, così la via più rapida affinché le armi possano arrivare in territorio russo sarebbe giocoforza via terra, attraversando il confine tra le due nazioni come avvenne nel gennaio scorso, quando l’intelligence Usa aveva condiviso le immagini satellitari di un treno al confine tra Corea del Nord e Russia che trasportava un carico bellico – oppure attraverso la Cina, costituendo però un numero maggiore di spedizioni più piccole per rendere complesso da parte occidentale il loro riconoscimento satellitare.

Sul piano politico le relazioni di Washington e dei suoi alleati asiatici sia con Pyongyang sia con Mosca continuano a deteriorarsi, e proprio nella giornata del 30 agosto, mentre un bombardiere strategico americano sorvolava ad altissima quota la penisola coreana, Pyongyang aveva lanciato due missili a corto raggio verso il mare. Sia il Gruppo Wagner, sia mercanti d’armi filorussi occidentali sono stati accusati più volte di favorire i traffici di materiale bellico verso Mosca. Di fatto le esportazioni di armi nordcoreane sono cresciute costantemente insieme alla loro industria della difesa, con nazioni come l’Iran a costituire uno dei maggiori clienti della Corea del Nord dagli anni ’80, durante la guerra con l’Iraq. Ma poi, stante l’isolamento nazionale e le sanzioni, la produzione era calata di oltre il 60%. Così se Mosca dovesse diventare un cliente abituale delle armi nordcoreane sotto embargo, aiutando Putin a sostenere la sua guerra illegale contro l’Ucraina e trasferendo tecnologia a PyongYang, il suo potenziale ritorno tecnologico potrebbe comportare rischi a lungo termine per tutto il mondo. A cominciare dai missili balistici di Kim Jong-un, che potrebbero diventare molto più precisi.

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