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January 16 2017
Lee Jae-yong, vice presidente di Samsung, ma guida effettiva dell'azienda, è accusato di corruzione. E per questo la procura speciale sudcoreana ha richiesto per lui un mandato d'arresto.
Jae-yong era stato interrogato venerdì per 24 ore a Seoul, Corea del Sud nel quadro delle indagini relative allo scandalo che ha portato all'impeachment della presidente della Repubblica Park Geun-Hye.
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Lee Jae-yong, 48 anni, è il figlio del chairman del più grande conglomerato della Corea del Sud. Il padre Lee Kun-hee è di fatto fuori dai giochi per motivi di salute.
La decisione di spiccare il mandato di arresto potrebbe avere significative ripercussioni economiche. Samsung è infatti un gigante dal peso relativo notevolissimo nel paese. Conta infatti un terzo del valore del mercato azionario alla Borsa di Seoul e vale un quinto dell’intero Pil.
Va però ricordato che Samsung non è l’unica grande azienda coinvolta nell’inchiesta, nella quale ci sono anche Hyundai e LG.
Ma cosa c'entra l'uomo più potente di Samsung con lo scandalo?
Oggetto dell'indagine, in particolare, sono le donazioni di diversi milioni di dollari fatte da Samsung alle due fondazioni controllate da Choi Soon-sil, amica molto influente della presidente, le cui relazioni sospette sono al centro della procedura di impeachment, come abbiamo spiegato in un post di dicembre 2016. In sostanza Samsung sarebbe una delle aziende che ha versato "donazioni" alle Ong di Choi Soon-sil.
Le indagini devono stabilire il ruolo di Lee Jae-yong nel decidere queste donazioni.
Secondo l'agenzia di stampa coreana Yonhap, gli inquirenti sospettano che la donazione di Samsung - che ammonterebbe a 18 milioni di dollari - sia stata fatta per strappare il voto favorevole del National Pension service, i fondi pensione pubblici, a un piano strategico di riassetto societario del gruppo Samsung.
Lee Jae-yong si sarebbe difesto dicendo che la presidente della Repubblica Park Geun-hye, obbligò Samsung a pagare le organizzazioni di Choi Soon-sil.
Le sue affermazioni non coincidono però con quelle rilasciate il 6 dicembre nel corso di un'audizione parlamentare in cui spiegò che nell'incontro riservato avuto con Park nell'estate del 2015 si parlò solo di materie relative a Samsung e ai suoi piani sugli investimenti. Per le incongruenze emerse nel corso degli accertamenti disposti successivamente, Lee è stato formalmente incriminato anche di spergiuro da parte della commissione parlamentare di inchiesta.
L'operazione non si è dunque limitata a JAe-yong. Il pool speciale ha deciso anche l'incriminazione formale per corruzione di Moon Hyung-pyo, capo del National Pension Service, che è appunto sospettato di aver premuto sul principale fondo pensione pubblico per sostenere la fusione tra Samsung C&T e Cheil Industries, nell'ambito del riordino societario del gruppo Samsung avvenuto nel 2015, quando lui era ministro della Salute.
Un'operazione senza valenza industriale, come denunciarono gli investitori guidati dall'hedge fund Usa Elliott Associates, in base al fatto che l'aggregazione era ''un tentativo di trasferire il potere'' dal proprietario del gruppo Lee Kun-hee a suo figlio, Lee Jae-yong, da fine ottobre nel board di Samsung Electronics con la carica di vice presidente.
A tale scopo la principale conglomerata sudcoreana, è l'addebito della pubblica accusa, avrebbe versato fondi ingenti (almeno 18 milioni di dollari) a una società basata in Germania e riconducibile a Choi. Arrestato a dicembre, Moon, ministro da dicembre 2013 ad agosto 2015, è il primo sospettato a essere incriminato formalmente dal team investigativo speciale.