Lifestyle
March 30 2020
Segni incoraggianti di ripresa, presto smontati. Dopo quasi 60 giorni di chiusura causa Coronavirus (i cinema cinesi sono stati chiusi a fine gennaio), in Cina oltre 500 sale cinematografiche hanno riaperto i battenti nel weekend del 21 e 22 marzo. Rappresentano appena il 5% delle sale del Paese e non includono le grandi catene, ma è sembrato il primo passo verso la normalità, con la speranza di nuove aperture nel mese di aprile. E invece, pochi giorni dopo, i cinema sono stati di nuovo chiusi per sopraggiunte disposizioni governative. L'ufficio cinematografico nazionale ha ordinato a tutti i cinema di chiudere di nuovo, senza dire esattamente perché o quando potranno sperare di riaprire.
Le statistiche diffuse dalla Commissione sanitaria nazionale cinese parlano di 31 nuovi casi confermati di Covid-19 (30 di questi "importati" dall'estero) e 4 morti nelle ultime 24 ore.
Il weekend della momentanea riapertura cinematografica, comunque, aveva restituito dati pessimi al boxoffice. I cinema avevano avuto, in media, meno di una persona per proiezione. Incassi totali: poco più di 9 mila euro, cifre imbarazzanti. Evidentemente la paura del contagio prevale sulla voglia di riprendere le vite di un tempo.
Per aiutare gli esercenti a riaprire le sale, China Film Corp., il più grande distributore cinese, ha anche raccolto tanti vecchi titoli popolari, da rilasciare di nuovo al cinema, come Harry Potter e la pietra filosofaleo il grande successo The Wandering Earth, film fantascientifico cinese uscito in patria a inizio 2019, attestatosi come uno dei maggiori incassi di sempre per una produzione non statunitense. Inoltre aveva rilasciato alcuni film in "public service model" ovvero concedendo agli esercenti il 100% sui biglietti venduti, con produttori e distributori pronti a rinunciare alla loro fetta del 43%. Uno sforzo di solidarietà per il momento da rimandare al futuro.