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Salute

Coronavirus, le speranze del vaccino italiano

Novanta volontari coordinati dall'ospedale Spallanzani di Roma, e la prima dose somministrata il 24 agosto 2020 a una donna di 50 anni: parliamo del vaccino anti-Covid messo a punto dall'azienda Reithera (basata in Italia, esattamente nel polo tecnologico di Castel Romano, con personale italiano, ma di proprietà svizzera) e finanziato per 5 milioni di euro dalla Regione Lazio e per 3 milioni dal ministero della Ricerca.Il vaccino Spallanzani-Reithera entra così ufficialmente nella prima fase di sperimentazione sull'uomo.

Per poter essere dichiarato sicuro ed efficace ed essere quindi usato sulla popolazione, dovrà superare tre fasi: l'ultima delle quali prevede la somministrazione a decine di migliaia di persone, e test meticolosamente controllati ed eseguiti in modalità randomizzata.Il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, ha dichiarato che la donna che per prima si è sottoposta al vaccino è stata trattenuta in ospedale per quattro ore, per essere attentamente monitorata e verrà tenuta in osservazione a casa per 12 settimane: durante questo periodo si avrà modo di capire se produrrà una risposta anticorpale al virus e se il vaccino le causerà effetti collaterali.

LA CORSA AD HANDICAP DELLA RICERCA ITALIANA

Attenzione però ai facili entusiasmi: non è una strada breve, né semplice, e oltretutto l'Italia rischia di arrivare tardi e con non troppi fondi; basti pensare che, solo per fare due esempi, il vaccino AstraZeneca dell'Università di Oxford è già in fase 3, mentre negli Stati Uniti il vaccino di Moderna Therapeutics – anch'esso in ultima fase di sperimentazione - è sostenuto da più di 900 milioni di dollari del governo americano.Altri vaccini sono in via di test in tutto il mondo, dall'India alla Cina e alla Russia: proprio in India, a Pune, esiste la più grande «fabbrica vaccinale» del pianeta, il Serum Insitute del trentanovenne Adar Poonawalla, che ha puntato tutto sul vaccino Oxford; e a novembre, quando è prevista la fine della sperimentazione, potrebbe produrre 300 milioni di dosi, con una frequenza di 500 fiale al minuto.

COME FUNZIONA IL VACCINO DELLO SPALLANZANI

Riguardo alle modalità di azione, il vaccino italiano del quale oggi parte la sperimentazione si basa sull'inoculazione di un virus innocuo per le persone, sul quale si innesta la proteina spike del coronavirus: il procedimento attiva la risposta immunitaria ed è lo stesso sperimentato dal vaccino inglese, ma mentre a Oxford utilizzano come vettore l'adenovirus dello scimpanzé, gli svizzeri-italiani di Reithera si sono orientati verso quello del gorilla.

Per i tempi, il direttore sanitario dello Spallanzani si mostra abbastanza ottimista, e parla della primavera del 2021 – se tutto procederà secondo i piani - per la somministrazione alla popolazione, in forma gratuita e volontaria. Ma il Reithera non è il solo vaccino in Italia a iniziare l'iter verso le tre fasi di sperimentazione: anche le aziende farmaceutiche Takis e Rottapharm Biotech, con il prezioso e necessario supporto dell'ospedale San Gerardo di Monza, dell'Università Bicocca, dello stesso Spallanzani e dell'istituto Pascale di Napoli si preparano a far partire la prima fase dei test, verosimilmente nel mese di dicembre, con la somministrazione a 80 persone.

A differenza del vaccino Reithera, quello messo a punto con il San Gerardo non utilizza il virus Sars-Cov 2 (sia esso attenuato o inattivato) ma un frammento di Dna che, iniettato nei muscoli, stimola una risposta immunitaria. La strada per sconfiggere il Sars-Cov 2, dunque, è ancora lunga e irta di difficoltà. I ricercatori che per primi raggiungeranno l'obiettivo entreranno nella storia, e certamente anche negli annali del Nobel.

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