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June 22 2022
L’accademico, che è stato anche sottosegretario alla pubblica istruzione, racconta come la scuola stia cercando di fare faticosamente ritorno alla normalità. A poche ore dall’esame di maturità che vedrà impegnati oltre 500 mila studenti, con il ritorno in presenza per affrontare gli scritti, si raggiunge il primo significativo traguardo dopo due anni, tra Dad e pandemia, in cui l’esame sembrava aver perso le sue componenti essenziali.
Panorama.it ha raggiunto Luciano Corradini, a Brescia, sua città di adozione, da cui continua la sua feconda attività di supporto scientifico al cambiamento del pianeta scuola: «spero che i ragazzi di oggi sappiano mettere a frutto le enormi potenzialità di cui sono portatori».
Professore, ci siamo, sta per suonare la campanella della maturità.
«Si tratta di un inizio, inutile nasconderlo. Dopo due anni di continue paure, di errori, di problematiche spesso legate alla tecnologia di supporto non sempre adeguatamente avanzata e di un sentire comune che ha unito docenti e discenti, ora la scuola si ritrova unita per un esordio. Ecco, sul piano puramente pedagogico, questa maturità segnerà un confine netto tra il prima -ovvero l’ultimo anno pre-pandemia- e il dopo, la lenta ripresa che ancora ci vede arrancare».
Dopo due anni vissuti pericolosamente, la maturità torna in presenza.
«Sono convinto che prevarrà la componente gioiosa e di stimolo della scuola italiana che, pur tra mille difficoltà, anche questa volta si sta impegnando per lasciare il miglior ricordo nei suoi giovani allievi. Questa rimane, in fondo, la missione più profonda di un esame di maturità».
C’è voglia di ripartenza, ma i timori restano…
«Questi due anni sono passati sulla vita dei nostri giovani segnandoli inevitabilmente, ma, al contempo, facendo emergere quelle specificità che forse neanche gli stessi alunni e le loro famiglie pensavano di possedere. Molti dei miei colleghi più giovani, alcuni ancora in servizio, mi aggiornano su come gli studenti, tanto delle superiori quanto dell’università, abbiano reagito positivamente, cercando di capitalizzare anche l’uso degli strumenti telematici che hanno letteralmente salvato la scuola, soprattutto nel primo anno della crisi sanitaria»
Lei è un pedagogista di lungo corso: come osserva i maturandi del 2022?
«Posso rispondere, evidentemente, dal profilo scientifico e della ricerca, piuttosto che da quello della conoscenza diretta. Spero che essi sappiano conservare quel bagaglio di relazioni umane e di conoscenze maturate proprie nei lunghi mesi della crisi, culminata con quella terribile chiusura totale di due anni addietro che, alla loro età, ha significato spezzare frequentazioni, occasioni di crescita, legami affettivi. Ora è tempo di dimostrare di “essere maturi”».
E, soprattutto, come giudica la scuola post-pandemia?
«Non ho la presunzione di giudicarla, perché tradirei il mio antico ruolo educativo. Mi accontento, anche in questo caso, di osservarla, come capitò, appena due anni addietro, con la vicenda dei banchi a rotelle, che come possibile misura di aiuto alla crisi sanitaria, si trasformò in strumento di speculazione politica. Aspetto del tutto avulso dal contesto scolastico ed educativo».
A proposito di ripartenza. Due anni addietro, anche grazie al suo storico impegno, l’educazione civica rientrò tra le materie di insegnamento.
«Se ne sentiva la mancanza! Da settant’anni, tra dimensione politica e prospettiva etica, l’educazione civica aveva sempre cercato di svolgere, nel nostro Paese, la fondamentale funzione di educazione “civile” dei cittadini. Fu Aldo Moro ad introdurla, nel 1958, come insegnamento nelle scuole medie e superiori».
Altri tempi, professore…
«Bastavano, si pensò, due ore al mese obbligatorie che il professore di storia avrebbe dedicato alla disciplina; una bella sfida per un’Italia che usciva dalla guerra e vedeva ancora lontano il suo sogno di rinascita strutturale ed ideale. Poi, dieci anni fa, nel corso dell’anno scolastico 2009/2010, quel nome all’apparenza datato mutò in “Cittadinanza e costituzione”».
La nuova disciplina rimanda al ministro della Pubblica istruzione Guido Gonella, che nel 1951 presentò il disegno di legge sulla disciplina.
«Le motivazioni di Gonella appaiono, oggi, quasi profetiche, se lette dopo la legge 92 del 20 agosto 2019 che ha reintrodotto l’educazione civica, resa efficace dalle Linee-Guida della Ministra Azzolina, firmate il 22 giugno del 2020. Nel 1951 Gonella osservò che “lo spirito democratico della Costituzione e la conoscenza della struttura stessa dello Stato democratico costituiscono elementi necessari per la formazione di una coscienza civile nazionale. L’educazione civile è, quindi, un supremo interesse della società democratica”».
La lezione di Aldo Moro non è stata vana…
«Nel 1958, Moro, all’epoca a capo del dicastero della Pubblica istruzione, ripropose la tematica grazie ad un Dpr sui “Programmi per l’insegnamento dell’educazione civica negli istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica”. Purtroppo, due anni di pandemia hanno dato poco spazio alla materia, perché gli aspetti logistico-organizzativi in funzione preventiva dei contagi virali, sicuramente urgenti, sono apparsi più importanti di quelli relativi all’educazione civica e costituzionale del curricolo scolastico».
Un precursore, indubbiamente.
«E per una volta i “padri fondatori” sono stati ascoltati! Anche questo vuol dire ripartenza. E che sia la volta buona per la nostra scuola!».
2022, vademecum per la maturità
Con due prove scritte, un orale, niente più tesina per il colloquio, il maturando 2022, versione post-pandemia, verrà valutato a partire da un documento redatto dalla commissione esaminatrice. Innanzitutto le prove: saranno tre, due scritte più la prova orale, che saggeranno le qualità conoscitive dello studente e la sua preparazione completa costruita nel corso dei suoi studi superiori. Come da tradizione, si partirà dalla prova d’italiano, dettata a partire dalle 08.30 di mercoledì 22, per la durata di sei ore: si tratta della prova scritta nazionale di lingua italiana, identica per tutti, nel corso della quale lo studente potrà scegliere una tra le sette tracce previste per l’ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico, articolate, a loro volta, per tre diverse tipologie, che spaziano tra l’analisi del testo letterario, l’elaborazione di un testo a carattere argomentativo, e la riflessione critica su argomento d’attualità.
Giovedì 23 sarà la volta della seconda prova scritta, dettata in base al diverso indirizzo di studio che caratterizza la scuola di appartenenza: verrà indicata dal Ministero, predisposta nei diversi istituti e sarà uguale per tutte le classi quinte dell’indirizzo comune. I docenti della materia prevista per questa seconda prova, sono stati impegnati a elaborare tre diverse proposte di tracce, scelte grazie alle informazioni provenienti dal consiglio di classe di tutte quelle coinvolte: tra le proposte si effettuerà un sorteggio proprio il giorno previsto per la seconda prova scritta, in favore della traccia che sarà svolta in tutte le classi coinvolte. Sarà così possibile valorizzare le attività culturali svolte nel corso dell’anno scolastico.
Infine la terza prova: un colloquio che partirà sette giorni dopo il secondo scritto -quindi da giovedì 30 giugno- e che vedrà impegnati, nel rispetto dell’attuale disciplina anti-Covid, cinque studenti ogni giorno. A proposito di emergenza sanitaria: proprio nel corso di questa prova, lo studente che dovesse presentare particolari sintomatologie riferite al Covid potrà essere ammesso a sostenere la prova a distanza. Per quanto riguarda il profilo curriculare, da quest’anno la tesina interdisciplinare redatta da ogni singolo studente che, negli ultimi anni, apriva l’esame di ogni candidato ora, invece, inaugurerà il proprio orale, con l’analisi del materiale didattico precedentemente elaborato dalla commissione.
Infine la votazione: sarà ancora calcolata in centesimi, con la prima prova scritta da giudicare sino a 15 punti, la seconda sino a 10 e l’orale sino a 25: i restanti 50 punti pescheranno nel curriculum dello studente maturato nel corso del triennio. Alla fine, 100 come votazione massima e sessanta per il minimo, con possibilità di assegnare la lode agli studenti distintisi particolarmente tanto nelle prove che per il proprio curriculum. Ultima raccomandazione: mascherina obbligatoria durante le prove.
Luciano Corradini, reggiano di nascita, classe 1935, dopo gli studi in Filosofia alla Cattolica di Milano con due autentici maestri quali Sofia Vanni Rovighi e Gustavo Bontadini, ha intrapreso la carriera accademica nell’Università della Calabria e nella Cattolica di Brescia, prima di diventare ordinario di pedagogia alla Statale di Milano, alla Sapienza di Roma e infine nella Facoltà di Scienze della formazione di Roma Tre, di cui è professore Emerito di Pedagogia generale. È stato presidente dell’Irrsae, l’Istituto di ricerca regionale, di sperimentazione e aggiornamento educativo) della Lombardia (1979-1990), vice Presidente del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (1989-1997), Sottosegretario alla pubblica istruzione nel governo Dini (1995-1996): inoltre presidente dell’Irsef, l’Istituto di ricerca e studi sull’educazione e la famiglia (1993-1999), dell’Ardep, l’Associazione per la riduzione del debito pubblico (1993-2007), presidente nazionale dell’Uciim, l’Unione cattolica italiana insegnanti medi (1997-2006) e dell’Aidu, l’Associazione italiana docenti universitari (1999-2008).