Il corriere - The Mule: un Clint Eastwood ordinario (e straordinario)
Dopo il trascurabile e deludente Ore 15:17 - Attacco al treno (2018), Clint Eastwood torna con Il corriere - The Mule, dal 7 febbraio al cinema. E torna alla grande. Non solo regista, ma anche attore e protagonista, come non accadeva da oltre un decennio, quando nel 2008 ci regalò quel gran bel film di sostanza, ruvidità e ironia di Gran Torino.
La grande differenza da allora è che nel frattempo la leggenda vivente di Hollywood ha 88 anni, mica bruscolini. Ma di grande differenza ce n'è anche un'altra: sebbene in certe atmosfere ricordi Gran Torino (le quattro ruote, i pregiudizi e l'incontro tra culture diverse, la solitaria asocialità, la scalfibile strafottenza), Il corriere - The Mule ne è ben lontano in efficacia, immediatezza e spessore. Un Clint Eastwood ordinario, seppure per una storia straordinaria.
Una storia vera, un ottuagenario incallito
Il corriere - The Mule ha origine da un'incredibile storia vera. Si ispira all'articolo del New York Times "The Sinaloa Cartel’s 90-Year-Old Drug Mule" di Sam Dolnick. Protagonista Leo Earl Sharp Sr. (morto nel dicembre 2016, a 92 anni), noto anche come El Tata, statunitense veterano della seconda guerra mondiale, orticoltore di fama mondiale, diventato corriere della droga per il cartello messicano di Sinaloa in seguito a problemi economici.
Per oltre 10 anni ha trasportato indisturbato migliaia di chili di cocaina, diventando una leggenda metropolitana tra i trafficanti di droga. Sul suo pickup Lincoln trasportava tra i 100 e i 300 chilogrammi di cocaina alla volta, muovendosi dal confine sud degli Stati Uniti fino a Detroit, nel Michigan. La sua ulteriore particolarità? Quando è stato finalmente arrestato, nell'ottobre del 2011, El Tata aveva... 87 anni! Un adorabile insospettabile vecchietto.
Una storia ghiotta per Clint, che la fa sua. La sceneggiatura è di Nick Schenk, lo stesso di Gran Torino.
Al seguito richiama il suo "American sniper" Bradley Cooper, che questa volta è l'agente della DEA che arrestò Sharp.
Il rigore alla Clint, ma il tocco è sgualcito
Clint diventa Earl Stone, uomo di circa 80 anni al verde, marito e padre lacunoso, solo per conseguenze e per scelta. Costretto ad affrontare il fallimento della sua impresa di floricoltura, applica la sua abilità alla guida per un lavoro facile facile: trasportare misteriosi bagagli verso il Messico. Inizialmente a sua insaputa, diventa un corriere della droga del cartello messicano.
Clint è asciutto quanto mai nel fisico, rugoso e prudente nei movimenti. E quasi lo si vorrebbe stringere forte, se non si avesse paura di frantumarlo. Gli anni addosso si vedono eccome. Ma lui ha sempre quel suo fare da uomo tutto d'un pezzo, aperto alle umane fragilità.
La narrazione segue il rigore essenziale a cui ci ha abituati, anche se a Il corriere - The Mule manca il tocco che eleva, che scava la pelle, che ti fa ringraziare la decima Musa per essersi calata su Clint. Sfida la vecchiaia ma tentenna. Latita di drammaticità o di guizzi di brio.
Tra avventura e storia di redenzione, Eastwood fatica a trovare il tono giusto. Il suo carisma? È ancora innegabile e persistente, quello sì.
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