Politica
June 06 2023
La Camera ha dato la ampia e prevista fiducia al governo sul Decreto PA contenente la famosa norma sul «controllo concomitante» della corte dei Conti sul Pnrr, mettendo si spera la parola fine ad una questione sulla quale due cose vanno dette.
La prima è che le polemiche degli ultimi giorni non trovano riscontri nei bar, negli uffici, sui treni dei pendolari, insomma, nei discorsi della gente. Un po’ perché trattasi di questione tecnico-giuridica cioè una di quelle cose nebulose, complicate, lontane, lontanissime dagli interessi degli italiani. Un po’ perché la questione, se la si guarda dal punto di vista politico è talmente chiara da risultare banale.
La sinistra per giorni ha attaccato la decisione dell’esecutivo, ha gridato al «bavaglio», accusando il governo di voler avere le mani libere per chissà quale gioco «losco» sui lavori del Pnrr andando contro l’indipendenza ed il lavoro dei giudici etc etc etc. Per zittirli Giorgia Meloni ha semplicemente ricordato come quella presa dal suo esecutivo non sia una novità; il suo predecessore, Mario Draghi, aveva per primo scelto questa strada. Ed allora sia la Corte dei Conti, i giudici in generale e la sinistra non avevano lanciato alcun allarme, alcuna polemica. Andava tutto bene. Ed allora, perché tanto rumore (per nulla) in queste settimane? Semplice.
La parola «bavaglio» non è stata scelta a caso. Fa parte di quel vocabolario utilizzato a mani piene da chi, ormai dall’inizio della passata campagna elettorale delle politiche 2022, non perde appiglio ed occasione per lanciare l’allarme «fascismo» in Italia. Il bavaglio contro i giudici è tanto simile ad esempio a quello messo sulla bocca di Fazio e dell’Annunziata «cacciati» (altro termine non casuale) dalla Rai quando invece si sono dimessi o hanno scelto altre strade professionali (ben retribuite). Oppure la parola «violenza» meglio se unita ad «odio» o «clima» con cui hanno ad esempio commentato i video delle manganellate famose ricevute da un trans a Milano da parte di 4 agenti della Polizia Locale.
Quello che stupisce davvero è che ormai da 10 mesi il Pd, il M5S, Verdi e compagnia cantante non hanno trovato uno straccio di alternativa nella loro azione politica. Allarme fascismo era allora, allarme fascismo è ancora oggi. I risultati, dal punto di vista elettorale, di questa strategia sono sotto gli occhi di tutti: sinistra sconfitta sempre e comunque.
Si sperava che il cambio alla segreteria del Partito Democratico portasse aria nuova, almeno da questo punto di vista. Invece niente: siamo sempre là. Fermi e stufi, noi come anche tanti elettori di sinistra per cui tutto questo ormai è un fastidio, una puntura di zanzara. Che però torna ogni giorno.