Corte dei Conti: spending da 10 miliardi in 5 anni

"Lo sforzo di contenimento degli ultimi anni appare assai severo", soprattutto sulle spese "che più incidono sul funzionamento delle amministrazioni e sui servizi resi ai cittadini". Lo sottolinea il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, ricordando in particolare che tra 2010 e 2015 la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella P.a. è diminuita "in valore assoluto a oltre 10 miliardi".

L'azione di riequilibrio dei conti pubblici si è tradotta anche in risparmi "molto rilevanti" della spesa per interessi sul debito.

In questi anni c'è stato un "intenso sforzo di contenimento della spesa pubblica", ha osservato anche il presidente di coordinamento delle sezioni riunite Angelo Buscema, dando un "giudizio positivo sull'importanza dei risultati di razionalizzazione conseguiti" anche se, "e questa è una notazione non positiva", la riduzione è dovuta anche al "cedimento che in questi anni ha caratterizzato gli investimenti in opere in infrastrutture pubbliche". Invece "margini di risparmio ulteriori" ci sono ancora sul fronte degli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione.

Tornando ai travet, anche il procuratore generale, Martino Colella, si è soffermato sul tema della stretta sul pubblico impiego, sottolineando che "occorre riconoscere che il rapporto tra la spesa per redditi da lavoro e il Pil vede l'Italia collocata tra i Paesi dell'Unione Europea maggiormente virtuosi", anche per "il rapporto tra il numero dei pubblici dipendenti e la popolazione residente, nonchè quello tra spesa di personale e spesa corrente. Le ripetute misure di contenimento della spesa nel settore hanno prodotto effetti finanziari superiori alle attese ed hanno contribuito a riportare sotto controllo una variabile che rappresenta il 23,7% della spesa primaria corrente delle pubbliche amministrazioni".

I ripetuti interventi di contenimento a partire dal 2010, ha osservato il magistrato contabile, "hanno bloccato per un periodo, pari a due tornate contrattuali triennali, qualunque ipotesi di crescita della retribuzione dei pubblici dipendenti, cristallizzata ai valori in godimento nel 2010, oltre a porsi in contrasto con i principi di equa retribuzione delle prestazioni lavorative, costituzionalmente garantiti, hanno, sotto altro profilo, nella sostanza, impedito la ristrutturazione del complessivo assetto retributivo" prevista dal 2001 e "diretta ad un utilizzo del salario accessorio quale ausilio al miglioramento dell'efficienza della pubblica amministrazione e quale incentivo alla valorizzazione del merito individuale".

Il procuratore ha ricordato anche che "la stessa Corte costituzionale ha sottolineato come, per i pubblici dipendenti, il contratto collettivo concorre a dare concreta attuazione al principio di proporzionalita' della retribuzione e costituisce fattore propulsivo della produttivita' e del merito". (ANSA)

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