Cosa farà ora Israele
Indiscrezioni apparse sui media israeliani poco fa. Pare che il governo di Netanyahu abbia approvato una rappresaglia contro l'Iran. La probabilità che forze dell'Idf possano quindi colpire è alta, soprattutto a cominciare dalle milizie in territorio siriano e yemenita. Meno probabile, ma possibile, un attacco diretto a Teheran, che vedrebbe Israele continuare a non ascoltare i moniti di usa e di altre nazioni.
Di certo la situazione è ancora fluida ma da quanto accaduto Israele sta imparando due cose. La prima: senza gli alleati, il risultato di neutralizzare un grande attacco contemporaneo tra più fronti geografici sarebbe stato impossibile. La seconda: la mutua assistenza ha un peso politico e questo episodio l'ha dimostrato più chiaramente perché a parte alcune infrastrutture, Israele al momento non ha dichiarato perdite umane. Dove la coalizione Usa, Regno Unito e Israele mostra i suoi limiti è ovviamente nel contrasto attivo a quella cintura di protezione e di aiuto che le nazioni amiche dell'Iran hanno organizzato e che rappresentano una continua minaccia, come per esempio il Fronte nazionale progressista in Iraq.Se si osserva la situazione dall'interno di Israele, l'opinione pubblica è delusa e arrabbiata per il nuovo rifiuto da parte di Hamas riguardo la proposta di tregua avanzata la scorsa settimana al Cairo, che prevedeva più possibilità per i palestinesi in cambio della liberazione dei 133 ostaggi ancora trattenuti dal 7 ottobre 2023, come hanno dichiarato apertamente sia l’ufficio del primo ministro israeliano, sia la comunicazione del Mossad.
Intanto, dopo l’attacco di ieri sera, il deputato repubblicano Steve Scalise, capo della maggioranza alla Camera, ha dichiarato che è già stato modificato il calendario delle sedute ponendo come prioritario l’esame del provvedimento per l’invio di nuovi aiuti militari a Israele.
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