Così cambia la geografia del lavoro

Questa tabella è una delle più importanti che la Commissione europea abbia prodotto di recente. Indica la variazione in percentuale del numero dei posti di lavoro che sono stati creati o distrutti in tutte le varie categorie economiche in Italia, tra il 2000 e il 2012 in confronto con la variazione della media europea. E' importante perchè si scopre che c'è stato uno spostamento abbastanza impressionante di lavoro da alcuni settori tradizionali ai nuovi lavori. Ciò che balza agli occhi è che praticamente tutti i settori industriali tradizionali hanno distrutto posti di lavoro, tranne i macchinari, mentre salgono gli addetti nei servizi, generalmente intesi.

Il maggior numero di nuovi posti di lavoro che sono stati creati in Italia in questo lasso di tempo riguardano, infatti, i servizi amministrativi forniti da privati (o in azienda o come liberi professionisti) mentre i posti di lavoro nella pubblica amministrazione sono calati, in Italia, più di quanto siano calati mediamente in Europa. In seconda posizione in quanto a nuovi posti di lavoro c'è l'assistenza residenziale, conseguenza dell'invecchiamento della popolazione: anche in questo caso l'aumento è stato superiore alla media dell'Europa a 27. Al terzo posto ci sono i servizi di accoglienza e di ristorazione.

Sull'altro piatto della bilancia, la perdita maggiore addetti riguarda il settore tessile: un calo che ha colpito tutt'Europa, ma che da noi si è fatto sentire di più. Molto male anche il settore energetico (petrolio e gas) e telecomunicazioni, settore che non sembra sia più in grado di creare nuovi posti di lavoro come è stato per molto tempo. Ma uno dei dati che dovrebbe preoccupare maggiormente riguarda l'istruzione: mentre nel resto d'Europa le persone che si occupano di formazione sono aumentate, da noi sono calate. In aumento, al contrario, più della media Ue a 27, chi lavora nel settore dello spettacolo e artistico.

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