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July 06 2016
Martedì è stata una giornata importante per Hillary Cliton e la sua campagna per la Casa Bianca,
Prima l'Fbi l'ha scagionata di fatto per l'emailgate.
Poi il presidente Barack Obama l'ha incoronata come sua erede alla guida del paese. Intervenendo per la prima volta al suo fianco in campagna elettorale Obama ha esortato a votare per lei:"Sono pronto a passarle il testimone".
Sull'emailgate l'ultima parola resta al dipartimento di Giustizia, ma il direttore dell'Fbi James Comey in persona cancella ogni dubbio quando nell'annunciare la conclusione dell'inchiesta afferma che "nessun procuratore ragionevole" troverebbe motivo per incriminarla.
Comey però giudica quel comportamento "estremamente negligente" (l'uso di un server privato per la posta elettronica riguardante il "lavoro" da Segretario di Stato).
Del resto l'Fbi ha tra l'altro constatato che oltre 100 email contenevano "informazioni classificate" mentre non è escluso che "elementi ostili" abbiano avuto accesso alle mail personali di Clinton.
Comey ha voluto poi rimarcare con forza l'assoluta indipendenza con cui l'iter dell'inchiesta sia stato portato a termine e le conclusioni sono state elaborate.
Nessuna consultazione con il dipartimento di Giustizia quindi, nessuna comunicazione preventiva, nessun contatto 'politico', ha garantito il capo del Bureau.
Donald Trump però non ci sta. Ha subito additato il "sistema corrotto". Ma anche il più moderato speaker della Camera Paul Ryan, secondo cui l'annuncio sfida ogni spiegazione e ne richiede quindi ulteriori: "Nessuno dovrebbe essere sopra la legge", ha affermato.
Che l'annuncio dell'Fbi ci sarebbe stato a breve e prima della convention democratica era quasi dato per scontato, qualche indiscrezione lo aveva fatto trapelare dopo che Hillary Clinton sabato si era recata volontariamente al quartier generale dell'Fbi a Washington per un interrogatorio durato tre ore e mezza.
Ma anche dopo che la responsabile della Giustizia, Loretta Lynch, era stata costretta a chiarire il suo ruolo nell'inchiesta in seguito alle polemiche innescate da un breve incontro, pur informale e non programmato, con l'ex presidente Bill Clinton che, una scivolata da parte di entrambi, ha gettato un'ombra sull'inchiesta dell'agenzia federale.
Le accuse di ingerenza erano state anche al centro dei pensieri della Casa Bianca e del presidente Barack Obama nei giorni scorsi.
Martedì però nemmeno una parola sul palco di Charlotte. In North Carolina Hillary Clinton e Barack Obama sono arrivati insieme a bordo dell'Air Force One, un'immagine forte come insieme ad indicare l'inizio di quest'ultimo tratto di viaggio verso la Casa Bianca.
E Obama non ha deluso le aspettative: dallo scandire il nome della candidata guidando i cori della platea ("Hillary, Hillary!"), alla sua dichiarazione di fiducia per quella che ha definito una "grande segretario di Stato", una persona che "come nessuno è qualificata per questo incarico", ha detto.
"La mia fiducia in lei è stata sempre ripagata", ha assicurato, lodando il percorso e l'operato di Hillary Clinton. Fino all'appello a chiare lettere: "Sono qui perché credo in Hillary Clinton e vi chiedo di votarla come prossimo presidente degli Stati Uniti" mettendo il suo sigillo definitivo sulla candidatura. E incoronandola per succedergli alla Casa Bianca: "Sono pronto a passare il testimone a Hillary".
(Ansa)